La Gran Risa è un budello bianco che si snoda dal Piz La Ila. Ripida e ghiacciata da farti bruciare i quadricipiti e impennare il battito cardiaco. Adrenalina, acido lattico, fuori soglia. La Gran Risa è leggenda dello sci alpino, uno dei tempi del gigante. La zona della partenza della pista badiota é respirare la gara, viverla, capirla, esserci dentro. E’ la zona dove meglio ti rendi conto degli attimi che trascorrono i ragazzi prima di tuffarsi dal cancelletto di partenza e lottare tra i pali. Uno ad uno si preparano per la battaglia. Sospiri e sorrisi. Pensieri, parole, radio che gracchiano. La Gran Risa incute timore, ma allo stesso tempo ti responsabilizza. In partenza capisci le paure e le ansie, ma anche capti determinazione e decisione. Insomma, quella cattiveria agonistica e voglia di spaccare il mondo con nient’altro che un paio di sci. «La montagna deve bruciare», c’è scritto sul casco di Felix Neureuther. Ed è proprio così. Ma il tedesco oggi non c’era a causa dell’infortunio, ma tanti altri gigantisti sul piede di guerra, in rampa di lancio, pronti a deflagrare ci sono eccome.
Marcel Hirscher è una macchina, un mostro. Sembra un presidente della repubblica, un primo ministro. Protetto, scortato, controllato, coccolato. Si allunga e si piega. E pensa. Memorizza il tracciato e soprattutto decide dove aprire il gas e andare a tutta. Marcel è un maestro nel fare tattica, cosa impossibile nello sci: vince quando e come vuole, alza il piede o accelera a suo piacimento. Sono tutti per lui i suoi angeli custodi rossi. Hannes Holzmann che si occupa degli scarponi, Thomas Gragabber e Johann Strobel gli skiman. Parlano poco, praticamente si capiscono con un’occhiata.
AZZURRI – La seconda manche per la compagine di Stefano Costazza suona come un riscatto. I ragazzi si preparano ad attaccare la Gran Risa. Manfred Moelgg è con il fratello Michael, suo fedele skiman. Alterna la massima concentrazione ripassando le insidie della pista badiota a due battute in ladino con Michael.
Roberto Nani è alle prese con la corda elastica a fare degli esercizi sotto lo sguardo vigile del fisioterapista Alberto Sugliano. Vuole restare muscolarmente attivo, pronto a dare tutto a breve buttandosi all’arrembaggio dal cancelletto. Poi si confronta con Max Carca. Il direttore tecnico trasmette fiducia, lo incita, lo carica.
Luca De Aliprandini è pronto per il secondo round. Dopo una manche macchiata da un grave errore, vuole risalire la classifica. Alberto Sugliano passa la neve sui quadricipiti, il dott.Matteo Guelfi lo osserva boraccia munito, il dt Max Carca ripassa i punti chiave. Poi entra nel canceletto e lo skiman Gianluca Petrulli fornisce gli ultimi consigli e lo gasa insistentemente, proprio prima di partire a tutta.
Emozioni davvero uniche. Anche perché Hirscher ha centrato poi una leggendaria cinquina, bastonando gli avversari. Finisce la gara. Gli ultimi a lasciare la zona della start area con noi, sono il responsabile del settore in questione l’Istruttore nazionale Claudio Tiezza e gli altri due Istruttori Giuseppe Alborghetti e Alfonso Trilli, che coordinavano alcuni dei lisciatori nonché aspiranti maestri di sci abruzzesi. Lasciamo la start area. In pista non c’è più una porta. Bianco immacolato, ghiaccio vivo, segni delle sciabolate dei ragazzi. E gli addetti ai lavori intenti a raccogliere e portare a valle pali e reti.