Il 30 metri esalta i giovani e chi ha coraggio. Chi fa il compitino non va da nessuna parte

Tanti giovani alla ribalta in gigante, oltre ai mostri sacri che dettano sempre legge. In prima linea ci sono i maestri Alexis Piturault e Marcel Hirscher, affiancati da Stefan Luitz che cresce come tutta la Germania. E poi tanti giovani arrembanti che crescono. Infatti, questo ritorno al 30 metri da gigante, mi fa capire che è il momento di insistere proprio sui giovani. Perché? Da dietro si può fare risultato, come è successo fra le porte larghe della Val d’Isere .Chi è spregiudicato, chi ha coraggio, chi osa, può competere per stare davanti.  Con questo sci, è più facile mettersi in mostra. Coraggio vuol dire attaccare in ogni passaggio, coraggio significa cercare linee estreme. Inoltre, anche chi non è un talento puro, può primeggiare con questo sci: si, il 30 metri è rivoluzionario, e così i valori in pista cambiano. Che gara Schmid, Aerni, Matt, Hadalin: davvero da applausi!

L’ITALIA DEL GIGANTE SOFFRE – Veniamo all’Italia. Chi in allenamento in gigante mi ha impressionato è Manfred Moelgg, ma in gara è stato poco brillante, freco, reattivo. Luca De Aliprandini continua a non essere regolare nella prestazione, ma forse è l’unico (spero di sbagliarmi ovviamente) che può fare la differenza in casa azzurra ed essere davanti nel breve periodo. Sbaglia tanto «Finferlo», ma a tratti è velocissimo. E poi bravo Giovanni Borsotti: un ultimo biennio di infortuni lo ha frenato. Dovrebbe essere fisicamente a posto adesso, anche perchè se non lo sei con uno sci così performante non vai da nessuna parte. Forza «Giovi», ci conto! Attenzione, chi fa il compitino con il 30 metri è perduto. Questo, credetemi, è il momento di provare a inserire nel contingente qualche giovane. Vedremo in futuro.

GROSS E LA DIFFICOLTA’ DI FARE SPINTA IN CURVA NEL SEGNO – Peccato per Stefano Gross. Quando la pista è perfetta e ripida, è fra i più forti al mondo. Quando c’è un po’ di segno e condizioni cangianti fa ancora fatica. Tribola nel segno e il non essere «sui piedi» come Hirscher ad esempio, gli fa perdere perdere gli appoggi idonei e così non riesce a dare sempre spinta in curva. Questo, a mio giudizio, può essere il problema per Sabo. E’ un campione, ma alcune cose sono da rivedere per essere con continuità sul podio. La seconda manche di Val d’Isere ha premiato l’esperienza: Cristian Deville ne ha approfittato e si è infilato comodamente fra i top 30.

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