Persa una occasione

Winnerhofer. Il Christof Innerhofer che conosco io a Garmisch avrebbe dominato! Per due stagioni Inner continuava a far benissimo in prova e a cincischiare in gara, poi dai Mondiali del 2011 proprio su questa pista, ha fatto il salto definitivo da atleta di buon livello a Campione con la C maiuscola. Vittoria in supergigante e altre due medaglie e da lì in poi non ha più sbagliato un colpo, quando ha avuto l’occasione buona l’ha sempre colta diventando Winnerhofer appunto. Ora non è così! Proprio sulla Kandahar, pista che lo ha consacrato, ha buttato, come altre volte quest’anno, una occasione per vincere. Continua a non essere al top sui tratti con poca pendenza ‘cedendo all’interno’ in curva e questa volta non ha sciato al suo livello neanche nei settori e nelle curve a lui più congeniali, dove solitamente avrebbe dovuto scavare il gap. Poi la si può leggere anche al contrario: “che peccato, per un pelo!”

I velocisti. Anche il resto della nostra squadra per me ha buttato una occasione. Non capisco l’atteggiamento un poco conservativo di Peter Fill che mai come quest’anno, giocandosela di più e con Svindal infortunato, può veramente aspirare a vincere un storica coppa di discesa. Vero è, però, che questo suo essere formichina per ora lo ha ripagato molto: ha appena vinto la Straif, ha ottenuto altri due podi… Vedremo, magari ha ragione lui! Non riconosco neanche Paris che nel tratto finale, invece di far valere la sua stabilità e potenza in velocità, ha preferito stranamente mantenere le linee, di fatto gettando la gara con questa tattica autolesionista proprio in un suo punto di forza (sarà per l’attacco influenzale?). Continuo a pensare che Dominik Paris sia il numero uno, din-don sveglia, il primo a doverci credere sei tu! Giustifico di più Mattia Casse che sentendosi in formissima, con il numero uno non ha voluto sbagliare, accorgendosi poi che in wc ciò non paga, se vuole primeggiare non può permettersi di amministrare… Tutto mestiere che entra! Bravo Matteo Marsaglia, l’unico che ha gettato in pista la sua fame di risultato accumulata in questo anno storto per lui.

Effetto Kitz. Tutti i discesisti mi sono sembrati titubanti, forse per la prova annullata, forse per i continui infortuni, forse per le polemiche. Sta di fatto che ci sono state numerose uscite, indecisioni tattiche e i big non si sono espressi al massimo. L’impressione è stata che nessuno abbia voluto azzardare: dopo una Kitzbuhel disputata con il coltello fra i denti, ma che ha lasciato strascichi, pochi hanno osato, preferendo non rischiare di andare ad allungare la lunga lista degli infortunati.  Ne hanno approfittato degli outsider come Kline, o i soliti Norvegesi, sereni, guasconi, impermeabili ad ogni avversità e che sprizzano felicità nel fare la loro professione!

Il materiale. Troppo poco per me si parla del materiale nel mondo dello sci. La discesa è come la formula uno, i dettagli fanno la differenza. Inner dice che ha sbagliato attrezzi, usandone un paio troppo usurato per il duro di Garmisch, ma le tute? Era iniziato con Kappa (e anche prima) un grande sviluppo dei i tessuti, della vestibilità, dei sotto-tuta “segreti”, ecc.. Che fine avrà fatto questi progetti? A che punto siamo rispetto alla concorrenza? Perché nessun Italiano usa l’airbag dopo che per primi abbiamo contribuito al suo sviluppo? Perché gli Stoeckli (velocissimi con Kline) non sono nel nostro Pool, anche se la ditta ne fa richiesta da anni? Non essendo più all’interno della federazione, non ho risposte a queste domande. Rimango super convinto che nello sci alpino conti prima di tutto la tecnica, ma se poi manca sempre un centesimo……!!!

Gigante. Poveri gigantisti. L’annullamento della gara accentua ancora di più il cervellotico calendario di questa specialità al maschile. Due stagioni: primo tempo subito, fino ai primissimi di gennaio, pausa di un mesetto e via per il secondo tempo. Quest’anno ancora peggio, si sono corsi quattro giganti, di cui l’ultimo il 20 dicembre in Badia, si ricorrerà (speriamo) il 13 febbraio in Giappone. Difficilissimo rimanere concentrati per gli atleti e seguire per gli appassionati. Certo, ormai pochi sono i gigantisti puri e quasi tutti fanno altre gare, ma che peccato che proprio questa specialità, la più allenata, la più diffusa, quella che fa da base tecnica per tutte le altre, sia così bistrattata. Oltretutto vi è legato un fattore economico, gli sci da gigante sono di gran lunga i più venduti, quelli carving, non certo quelli da trentacinque metri di raggio imposti dalla F.I.S. per una maggiore sicurezza… Mai ottenuta!

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