La speranza è l’ultima a morire: nei piani di Italia e Francia la lunga trasferta in Argentina non è ancora stata definitamente depennata. Se ne parla da un po’, nessuno ha ancora voluto metterci una pietra sopra. Allenarsi sui ghiacciai europei va bene, preparasi in condizioni invernali è altra storia. Alcuni tecnici delle due Federazioni, che a Ushuaia hanno la priorità per gli allenamenti, confermano che si sta lavorando, ma che di programmi ancora non ce ne sono e nessuno ha ricevuto comunicazioni sulla partenza.
Gli impianti di Cerro Castor intanto hanno aperto il primo agosto, con tutte le limitazioni del caso e ovviamente solo per gli sciatori locali. Sono forse da escludersi partenze nel mese di agosto, se qualcuno partirà, lo farà dalla prima settimana di settembre. Tra le ipotesi era spuntata anche l’organizzazione di un volo charter per evitare scali e volare dritti a destinazione, magari invitando qualche altra nazione, come per esempio la Germania. E poi al vaglio la possibilità di soggiornare nelle capanne attaccate alle piste, senza dover viaggiare tutti i giorni. Ci sono altri aspetti da tenere in considerazione: la possibilità o meno di viaggiare in Argentina (in queste ore gli uffici di Aerolineas dovrebbero dare una risposta), la riorganizzazione dei budget e l’obbligo (al momento) di quarantena per chi arriva nella Terra del Fuoco, dove sembrano esserci alcune norme differenti rispetto al resto del Paese.
Tante ipotesi, tanti ragionamenti, nessuna certezza, anche perché tutto dipenderà dalla situazione sanitaria e dalla possibilità di partire oppure no. Non è facile, anzi, ma la spugna non è stata gettata, almeno dall’Italia. Una porta aperta l’ha lasciata aperta anche il presidente Roda, intervenuto sabato sul palco del Gran Galà di Cortina. Una cosa è certa, pur in mezzo a tante difficoltà, tutti sarebbero contenti di volare in Sudamerica.