Giornata storica per lo sci alpino svizzero femminile quella di domenica scorsa, 1 dicembre 2024. Camille Rast, classe ’99, dal Canton Vallese, ha centrato il primo successo in Coppa del Mondo, imponendosi nello slalom di Killington, davanti alla connazionale Wendy Holdener (50° podio in carriera per lei nel circuito maggiore), seconda a 57 centesimi, ex aequo con Anna Swenn-Larsson; incredibilmente stessa pista e stesso posto dove il 27 novembre 2022 le due si ritrovarono ancora sullo stesso gradino del podio, ma il primo in questo caso, condividendo entrambe la prima vittoria in slalom della carriera.
La doppietta svizzera nella specialità, intesa come primo e secondo posto, al femminile, mancava da 28 anni, esattamente dal 6 gennaio 1996, quando al Sestriere Sonja Nef, futura iridata in gigante, conquistò il trionfo davanti alla connazionale Marlies Oester. Quest’ultima, per altro, vinse l’unico slalom della sua carriera il 20 gennaio del 2002 a Berchtesgaden, in Germania, e quello rimase l’ultimo urrah nella specialità per la Svizzera femminile in Coppa del Mondo fino alla vittoria di Michelle Gisin a Semmering il 29 dicembre 2020, 18 anni più tardi.
Un digiuno persino più grande di quello che tutt’ora affronta l’Italia. L’ultimo successo in slalom risale al lontano 29 dicembre 2007, in Austria, quando Chiara Costazza vinse a Lienz il giorno dopo il trionfo di Denise Karbon in gigante. Da allora, si sono disputate 153 competizioni tra i pali stretti, che hanno portato in dote alla causa italiana due podi, l’ultimo dei quali datato 4 gennaio 2011, Manuela Mölgg terza a Zagabria. Guardando al passato, il precedente primato di slalom senza podi ammontava a 75 e risaliva agli albori del circuito. Passarono, infatti, quasi nove anni tra lo slalom inaugurale di Coppa del Mondo, datato 7 gennaio 1967, e la prima presenza sul podio italiana, che fu festeggiata nel dicembre del 1975 (Claudia Giordani all’Aprica). Sul fronte delle vittorie mancate, era stata, invece, già toccata la significativa “quota 100”. Nello specifico, il tempo intercorso tra il successo ottenuto da Paola Magoni a Pfronten, in Germania (14 gennaio 1985) e l’unica affermazione di Deborah Compagnoni nella specialità in Coppa, conquistata in data 29 dicembre 1996 a Semmering, fu di quasi 12 anni.
Senza volontà di cercare attenuanti per il magro rendimento degli ultimi tre lustri, dall’analisi dei 59 anni di storia della Coppa del Mondo si evince come lo slalom sia diventato con il passare del tempo l’anello di gran lunga più debole della filiera. Nelle 521 gare passate gli archivi, il bottino azzurro femminile ammonta a 12 vittorie e 67 podi (12 primi, 25 secondi, 30 terzi posti). Per contestualizzare le cifre, va rimarcato come il bilancio della discesa libera sia attualmente di 38 vittorie e 110 podi (38|36|36) in 449 gare, mentre quello del gigante reciti alla voce successi un eloquente 46 con 153 podi (46|56|51) in 458 gare. Per chiudere il cerchio, il superG, ultimo arrivato, vanta già 28 vittorie e 84 podi (28|31|25) in sole 269 gare.
Nella storia travagliata dello slalom femminile italiano c’è comunque spazio per una doppietta in Coppa del Mondo e una addirittura iridata. La prima arrivò a ridosso dei Giochi di Sarajevo 1984, quando Daniela Zini si impose a Limone Piemonte davanti a Maria Rosa Quario (detta Ninna, mamma di Federica Brignone), il 23 gennaio, con Paoletta Magoni sesta e futura campionessa olimpica. Il 5 febbraio 1997, infine, Mondiale al Sestriere, Deborah Compagnoni vinse la medaglia d’oro davanti a Lara Magoni, in una giornata indimenticabile. E irripetibile? Chissà.
Gli ultimi sussulti della 18enne valdostana Giorgia Collomb hanno riacceso la fiammella della speranza, senza dimenticare Peterlini, Rossetti, Della Mea e la rientrante Mondinelli.