Leggero e leggiadro. Sublime e fulmineo. Una piuma, un felino. Anche un cecchino, che non sbaglia e non perdona. Gatto per come accarrezza la neve, tigre per come si avventa sulle prede. Le prede sono i pali: li abbatte, li divora, e poi scappa via. La sua leggerezza, quella capacità di far correre lo sci limitando attriti anche quando i pendii sono impervi, l’abbiamo rivista in Lapponia a metà novembre. Poi un maledetto decimo di secondo gli ha tolto il podio sul Canalone di Campiglio, ma poi è arrivata la notte magica sulla Collina. E sulla Collina di Sljeme, è stato più veloce del vento croato che soffiava in continuazione, ed è stato incoronato re. Incontrastato re. Ad Adelboden, antologico angolo dell’Oberland bernese, ha colto un altro grande risultato: seconda piazza, terzo podio della stagione, ventesimo in Coppa del Mondo (senza dimenticare tre medaglie mondiali in tre rassegne iridate differenti).
KUONISBERGLI – Kuonisbergli o Chuenisbargli. Si scrive in due modi, ma non cambia la sostanza. Il muro del pendio bernese è uno dei passaggi epici del Circo bianco. Quando ti affacci in ricognizione ti mette quasi più paura di quando lo affronti in gara, dove puoi chiudere gli occhi un attimo e buttarti a capo fitto per continuare la danza fra i pali che girano quasi da ubriacarti. In ricognizione fa paura. Mentre ti avvicini, dall’alto, incute timore, ma anche quando fai qualche metro aggrappato alle lamine e te lo vedi dal basso così verticale ed imponente. Una cascata di ghiaccio, un budello ripidissimo, dove i poveri slalomisti lottano contro la forza centrifuga per stare in piedi e non cadere nel vuoto. E Manni oggi lo ha domato il muro, un padrone assoluto sul Kuonisbergli il veterano marebbano. Secondo solo a quel talentuoso norvegese mingherlino di Henrik Kristoffersen.
CONFERMA – Manfred esulta. Eccolo a fine gara cosa ci dice: «Dopo il trionfo di Zagabria, avevo un po’ di timore. Non tanto per la mia condizione, ma per voler dimostrare una conferma con un altro risultato. Questo podio ha un grande valore, ora sono regolarmente davanti. Onore a Kristoffersen, ma l’ho battuto e posso superarlo ancora. Adesso mi aspettano Wengen, Kitz, Schladming, altre tre classiche prima dei Mondiali. Ho la forma giusta al momento giusto».
IL PUNTO DI CARCA – Non c’è solo il ladino di Mareo, grandioso oggi, ma anche altri sette azzurri in gara nell’appuntamento odierno svizzero. Ecco a proposito il direttore tecnico Max Carca: «Stefano Gross sta sciando fortissimo in allenamento, oggi ha inforcato purtroppo. Stava facendo un garone Riccardo Tonetti che però è uscito, aveva tempi intorno al decimo. Patrick Thaler è stato poco lucido nel finale, altrimenti era decimo o giù di lì, e anche Giuliano Razzoli ha fatto un piccolo passo in avanti. Non tanto per il risultato logicamente, ma perchè in un parziale in una manche è stato il più veloce. Deluso invece dall’atteggiamento rinunciatario in gara di Andrea Ballerin, Tommaso Sala e Giordano Ronci. Loro danno sempre il 100%, ma oggi non mi sono piaciuti».