Dalle colonne di Race ski magazine del 2022, quando lo avevamo incontrato a Santa Caterina Valfurva in occasione di una tappa di Coppa Europa. Avevamo trascorso una giornata con lui, pe raccontare la storia di un giovane talento emergente.
Quando hai in testa solo un obiettivo e lo vuoi fortemente. Quando non c’è nulla che ti possa ostacolare, farti cambiare prospettiva o idea. Matteo Franzoso ha sempre voluto fare lo sciatore, anche quando da bambino al Colle del Sestriere nebbia e vento avrebbero frenato ogni suo coetaneo. Ha sempre voluto mettersi in ascolto, captare i consigli di chi ha più esperienza e la predisposizione al lavoro. Quel senso del dovere che non è mai derivato da una costrizione, ma da un entusiasmo e da una passione per l’agonismo. «Mai una scusa o un capriccio, fosse stato per lui si sarebbe allenato giorno e notte» ricorda Fabio Bianco Dolino, il preparatore atletico degli slalomisti azzurri che lo ha seguito fino a tre anni fa atleticamente. «Mi ha sempre colpito quella predisposizione per il lavoro a secco. Non è scontato per un ragazzino capire l’importanza dell’atletica e in generale di tutta l’attività oltre lo sci» dice il direttore tecnico dello sci club Sestriere Maurizio Poncet, la realtà dove è cresciuto e ha gareggiato fino alla fine del terzo anno Junior, prima di entrare in squadra nazionale.

Un lungo viaggio quello di Franz (come lo chiamano nel mondo dello sci) con un solo pensiero: acciuffare la giacca azzurra e provare a emergere. Ha iniziato il suo percorso con forte motivazione, guardando i più grandi e cercando di inseguirli. Quando era ancora Children ha addirittura chiesto di poter partecipare a uno stage di acrobatica a Cesenatico con la categoria superiore. «Ogni volta che c’era qualche cosa di nuovo, si incuriosiva sempre – aggiunge Bianco Dolino – A volte voleva strafare; mi ricordo ancora che una volta aveva fatto un salto triplo, rompendosi il naso dopo aver battuto sulle ginocchia. Questo è sempre stato il suo modo di fare, non si è mai voluto tirare indietro, anzi ha sempre cercato di essere sul pezzo».
I suoi primi passi sulla neve
Franz è cresciuto non solo a pane e sci. Da piccolo, quando era Baby e sciava già con il Sestriere, praticava danza, nuoto e arti marziali. «I miei genitori, Olga e Marcello, mi hanno sempre fatto praticare sport – spiega Matteo – Fin da piccolino mi sono cimentato in parecchie discipline e così dal punto di vista motorio penso di essere cresciuto più velocemente. A casa mia lo sport ha sempre avuto un ruolo centrale».
Già, la casa. Matteo è genovese, prima abitava in centro, poi a Bogliasco e infine a Nervi, ma sempre nel capoluogo ligure. Dalla categoria Ragazzi, la mamma, con Matteo e il fratello Michele – più piccolo di due anni e neo maestro di sci – si sono trasferiti in Alta Val Susa. «Questa scelta è stata fatta per permetterci di sciare. Sarò sempre grato alla mia famiglia, non è semplice cambiare vita in questo modo. Mamma sta con noi a Sestriere, papà è rimasto a Genova per lavoro e ci raggiunge ogni fine settimana».
Ne ha fatta di strada Franz. Luca Alasonatti lo ha seguito nei tre anni Giovani, prima dell’ingresso in azzurro. È sempre stato portato alla polivalenza, già dal primo anno Aspiranti quando era stato capace di vincere un titolo in slalom prima di imporsi negli anni a seguire in velocità. Ala è uno che lo conosce bene: tre anni appiccicati fra Alpi e Appennini, un viaggio di crescita tecnica e di maturazione a tutto tondo. «La vita da atleta l’ha sempre fatta, non gli è mai pesato nulla – spiega il tecnico – Mi ha sempre stupito per il rispetto che aveva per il lavoro degli altri. Un giorno, al termine di una gara di discesa male interpretata, mi ha chiesto scusa perché secondo il suo modo di vedere aveva buttato via il mio lavoro in skiroom».

Umiltà di base, frutto della consapevolezza di sapere che la strada è ancora lunga nonostante i soddisfacenti risultati ottenuti in Coppa Europa. Una partenza straordinaria in questa stagione, con una vittoria nel superG di Coppa Europa a Zinal e poi altri piazzamenti in velocità nel segno della continuità. «Abilità tecniche, coraggio, pelo sullo stomaco sono solo alcune delle caratteristiche che Matteo possiede. Questo ragazzo può andare lontano» spiega Max Carca, direttore tecnico del settore giovanile. Quel gruppo in cui Matteo si trova alla perfezione. «Abbiamo tutti delle forti motivazioni che ci accomunano, un entusiasmo che ci accompagna in cui ognuno, con i propri tempi, si sta togliendo soddisfazioni importanti. Giovanni Franzoni e Filippo Della Vite sono i riferimenti principali, ma tutto il team è cresciuto. Andiamo avanti per gradi, siamo consci che i palcoscenici che contano per davvero sono altri».

Fermo, razionale e coraggioso. «Era ancora negli Allievi e ci aveva regalato un salto da cinquanta metri in neve fresca – dice Alessandro Giordano, altro allenatore del Sestriere che lo ha seguito per anni – Accettava le sfide, non saltava un giorno sugli sci, era già una macchina». Franz è un polivalente, lo è sempre stato. In questi ultimi anni sta sacrificando lo slalom, farebbe però fatica a lasciarlo perdere definitivamente. L’amore per la discesa leva parte di quel tempo necessario per tenere alta l’intensità in tutte le discipline. È un periodo fondamentale per la maturazione nelle discipline veloci. Sono gli anni in cui ti plasmi, formi il fisico e la testa del discesista e impari i trucchi del mestiere. E chi meglio di Peter Fill può insegnare tutto questo? «Avere Peter in squadra è davvero un dono, un’occasione unica da sfruttare. In ricognizione gli sto appiccicato, sa spiegare con efficacia ogni linea da prendere, ogni passaggio, perfino una presa di spigolo: è un maestro».
I sogni infranti
Sta lavorando sulla scorrevolezza, il suo tallone d’Achille. «Progredisco, saper far correre lo sci è uno degli aspetti chiave della discesa. Stiamo facendo passi avanti su questo aspetto, anche se non sarà mai la mia caratteristica principale come sciatore». Quella voglia di applicarsi, si torna sempre lì. L’obiettivo del suo viaggio sono la Coppa del Mondo, i grandi eventi, un’Olimpiade che poi tanto lontana non è. Fra quattro anni c’è Milano-Cortina, il sogno di tutti, ma che Franz non pronuncia mai apertamente, non vuole metterle tra i suoi piani del domani.
E ci sta, gli atleti emergenti vivono il quotidiano, quelli più giovani non pianificano mai a lungo termine. E poi c’è anche un po’ di scaramanzia, che non fa mai male. Il viaggio intanto continua. Si è messo in mostra ai Mondiali Junior di discesa due anni fa, sfiorando il podio e poi quest’anno nel circuito continentale. Ha esordito anche in Coppa del Mondo nei superG di Gardena e Bormio, forte del primo, ma anche di un ottavo e un nono posto in Coppa Europa. Il potenziale c’è. Eccome. Sostiene Gianluca Zanitzer dello staff tecnico azzurro: «Ha un grosso margine, adesso dipende tanto da lui. Quella decisione in gara, quell’essere spavaldo, quella voglia di rischiare sono motivi per credere che possa essere protagonista anche quando in futuro affronterà nuove e più difficili sfide». Franz lo sa. Ha sempre saputo dove deve lavorare. Figuriamoci ora che viene il bello.




