Ha la voce e le mani che tremano Sophie Mathiou. L’emozione di aver riportato una medaglia d’oro in Italia dopo 28 anni è fortissima. Così com’era forte, alla vigilia, la voglia di salire sul podio dello slalom di Bansko. Ci ha creduto fin dal primo allenamento estivo, nella palestra costruita a casa a Gressan, quando non poteva uscire di casa per il lockdown. Ci ha creduto giorno dopo giorno, mettendo un passo davanti all’altro e non accontentandosi mai di un piazzamento che poteva starci ma che sapeva di essere inferiore al suo livello e alle sue aspettative. «Va bene ma posso fare di più» erano state le sue parole dopo le prime gare della stagione.
Idee chiare in testa, come oggi quando prima della seconda manche si è detta: vai, apri il cancelletto e vincila. Facile a parole, più difficile metterlo in pratica. Con la sua tranquillità, che è riuscita a mantenere anche tra le due manche, ci è riuscita. Felice quando ha scoperto di avere una medaglia al collo, al settimo cielo quando è arrivata la conferma dell’oro. «Prima della ricognizione della seconda manche ero un po’ agitata – racconta -. Poi ho pensato che quando sei teso non vai da nessuna parte, dovevo solo fa vedere quello che sono capace di fare».
Nella prima manche è scesa in mezzo a una fitta nebbia, mentre le prime concorrenti hanno trovato buone condizioni di visibilità. Lei non si è scomposta e ha fatto segnare il quinto tempo, un buon punto di partenza per attaccare nella seconda. «La nebbia? A me piace tantissimo perché devi dimostrare ancora di più, è una sfida». Giuseppe Butelli è uno dei tecnici della squadra azzurra presente a Bansko e parla di «ciliegina sulla torta» riferendosi alla medaglia d’oro. E aggiunge: «Sophie in slalom scia forte, ma il titolo è inaspettato, nelle cinque però ci stava. C’è un bel gruppo di ragazze, nonostante qualche infortunio. Avere tre atlete nelle 10 in gigante è davvero positivo, hanno partecipato giovani che vincono o fanno podio in Coppa Europa. Il livello è altissimo».
Sophie Mathiou è la nuova stella dello slalom italiano. E ce n’era bisogno dopo anni difficili. Marta Rossetti, Martina Peterlini, Lara Della Mea sono il presente, la diciannovenne valdostana è il presente che guarda al futuro. E pensa alle Finali di Lenzerheide, dove esordirà come campionessa mondiale Juniores di slalom. «Un sogno, bellissimo, sono emozionata e non vedo l’ora. Chissà come sarà quando vedrò il mio idolo, Mikaela Shiffrin, lì vicino».
Grandi emozioni anche a Gressan, in una famiglia dalle grandi tradizioni nello sci. La nonna è Roselda Joux, campionessa europea juniores in slalom, la zia è Sonia Viérin, specialista del gigante. «Una medaglia frutto della determinazione e della voglia di cercare il risultato – spiega papà Igor -, le abbiamo sempre detto che il lavoro paga e di non mollare. Questa medaglia ha molte facce, non tutte d’oro. E volti di persone che lavorano dietro le quinte». Che sono la Fisi, gli allenatori, i preparatori, l’Arma dei Carabinieri. «E ancor prima il Comitato Asiva e lo ski club Pila». Con i consigli e il talento di zia Sonia e nonna Roselda. Sophie è la terza generazione, Sophie è il presente-futuro dello slalom italiano. Ora il salto nel mondo delle grandi, per continuare a sognare a occhi aperti!