«Bellissimo» è la prima parola che Giovanni Franzoni dice da campione mondiale juniores di superG. Queste gare erano il suo primo obiettivo stagionale ed è andato subito a segno. Era da 19 anni che un italiano non si aggiudicava questa medaglia d’oro, l’ultimo fu un certo Peter Fill, che guarda caso oggi era lì sulle piste di Bansko, prima a consigliare la linea giusta a Giovanni, poi ad applaudirlo sul gradino più alto del podio, insieme a tutta la squadra nazionale. «È stata dura perché ho sbagliato tanto nella parte centrale – racconta -, però era una gara corta per cui bisognava cercare di spingere al massimo». Neanche cinquanta secondi di superG, davvero una prova sprint che ha regalato una classifica tiratissima. Il podio racchiuso in soli cinque centesimi, ma il più veloce è stato il bresciano, che ha esordito a dicembre in Coppa del Mondo e che ai Mondiali di Cortina ha chiuso quattordicesimo in gigante.
Una medaglia personale, che vuole però condividere con la squadra nazionale e con chi lo ha aiutato nel raggiungere questo grande obiettivo. «Voglio ringraziare tutto lo staff perché è stato davvero un risultato di squadra: fisioterapisti e dottori che mi hanno aiutato dopo i problemi avuti a Cortina, il mio skiman, il direttore tecnico Massimo Carca, la Fisi, le Fiamme Gialle, e Peter Fill».
Un ragazzo che non parla tanto, ha lo sguardo impenetrabile e ha voglia di ascoltare e confrontarsi. Un tipo posato che nasconde sogni e grinta agonistica. Una giovane speranza azzurra che prima di tutto vuol vincere per se stesso, ci aveva confidato mamma Irene mentre realizzavamo il servizio uscito sull’ultimo numero di Race. Giovanni da tempo cullava un risultato, senza mai sbilanciarsi. Il riferimento era stato chiaro: «Braathen e McGrath hanno un anno in più di me eppure vincono e salgono sul podio nella massima serie». Quasi una sfida, la voglia di arrivare lassù in cima.
Alla vigilia del gigante («Nei prossimi giorni ci sono altre gare e spero che anche i miei compagni possano fare buoni risultati e di riuscire a portare a casa un bel bottino») si gode la medaglia d’oro e festeggia con la squadra al parterre, anche con la foto di gruppo. Esattamente il contrario, per esempio, di quanto successo a Cortina a Marta Bassino, quando si è laureata campionessa mondiale di gigante parallelo.