Ha sempre avuto quel viso un pò spigoloso, filiforme, allungato. Questa notte, che ha reso ancora più magica, Stefano Gross era addirittura più tirato, angolare, appuntito. Sarà stato il mal di schiena che lo ha piegato in questa vigilia, sarà stata la tensione della gara sul leggendario Canalone, sarà sempre la sfortuna di avere fra i piedi quei marziani di Kristoffersen e Hirscher che ammazzano una gara dopo l’altra. La notte di Madonna di Campiglio si è consumata in due manche ad alto contenuto tecnico: teatro un Canalone Miramonti ghiacciato, un budello verticale, un muro che di toglie il fiato, ti spezza i quadricipiti, ti brucia le caviglie. Per Gross 46 secondi e 69 centesimi di apnea, di sci in taglio, di attacco. Per chi lo osannava nella finish area, in partenza, a bordo pista, invece 46 secondi e 69 centesimi di ansia e colore, di paura ed entusiasmo, insomma di uno stato d’animo confuso mentre Sabo saltava come una molla fra una porta e l’altra su quella lastra di ghiaccio, su quella piastrella che gli ha regalato il podio in casa, il primo in Italia, il decimo in totale. GUARDA LA CLASSIFICA
IL RITO DELLA VESTIZIONE – Stefano termina la prima manche al quarto posto. Si rifugia in albergo per staccare la testa qualche decina di minuti e per staccare la schiena dalle tensioni articolari. Poi raggiunge nuovamente la seggiovia e inizia il rito che lo porterà da quel momento, in poco più di un’ora, a tuffarsi nuovamente dal cancelletto di partenza. Ogni cosa ha un suo perchè, una motivazione; ogni dettaglio è curato nei minimi termini. La vestizione è un rito. Leva dallo zaino il parastinco, le protezioni.
IN RICOGNIZIONE CON SIMONCELLI E BERGAMELLI – Raggiunge la quota per la ricognizione. In pista Daniele Simoncelli afferma: «Dopo la prima parte, nelle figure, devi essere con lo sci in taglio da subito. Farlo tagliare sto sci, farlo tagliare». Poi ecco Giancarlo Bergamelli: «Il muro è tracciato più veloce rispetto alla prima manche, è una riga. Il finale è tutto da mollare Sabo».
LA DANZA NELLA START AREA – Finisce la ricognizione. Silenzio. E’ più teso del solito Sabo. Sente la gara, sente la gente che urla e il boato che sale dalla pista quando parte un azzurro all’attacco del Canalone. Gross fa stretching, si allunga, si distende. Poi qualche richiamo di forza, quindi simula l’azione dello slalom, salta da una parte all’altra con i piedi. Balla Sabo, danza veloce, prima di muoversi come un felino, come un ballerino nel tracciato disegnato dal suo amico Jacques Theolier, che lo ha allenato e ora guida gli svedesi.
«VAMOS CHICO!» – Poi arriva lo staff, come una scorta che lo protegge: Matteo Guelfi, il dottore, Luca Caselli il fisioterapista, Andrea Noris lo skiman (che ha sostituito quello di sempre Giuseppe Bianchini), poi il direttore tecnico Max Carca. Uno, due, tre: a tutta! Sabo parte e Carca lo incita: «Vamos chico!».
CARCA: «ORA VOGLIO VINCERE». COSTAZZA: «PODIO CHE VALE UNA VITTORIA» – Arriva Gross al traguardo, è primo: alla fine sarà terzo. Un podio, un grande podio. Ecco l’allenatore responsabile del team di slalom Stefano Costazza: «Ha sciato davvero poco in questi giorni per la schiena. Questo podio è inaspettato, vale una vittoria. Cosa manca rispetto a Henrik Kristoffersen e a Marcel Hirscher? Loro ad inizio curva mettono subito lo sci in taglio, cosi riescono ad essere più efficaci sempre e comunque. Ma credetemi, sul muro è davvero competitivo Sabo. Gli altri? Manfred ha sfiorato il podio, quest’anno va forte. Era già terzo a Levi, ora è mancato davvero poco. Un applauso a Patrick Thaler, anche lui al 70% per dei problemi fisici, davvero un guerriero». E il gran capo dello sci maschile Max Carca? Senza se e senza ma afferma mentre si aggancia gli sci e dalla partenza scende al parterre a festeggiare Sabo: «Squadra competitiva, podi in tutte le discipline, però..voglio vincere adesso! Possiamo farcela, ho fiducia nei ragazzi». Ci sta, giusta mentalità e atteggiamento.
NEL VIDEO ECCO MOELGG E THALER – Ma non c’ è solo il podio di Gross nella magica notte di Campiglio. Cè anche il quarto tempo finale del ladino di Mareo Manfred Moelgg e il nono del ‘nonno di Sarentino’, Patrick Thaler. Ed ecco cosa ci hanno detto nel video a fine gara.