Le lacrime di Razzoli

Le lacrime di Giuliano Razzoli sono un inno alla vita. Non sono solo un’ode allo sport, ma racchiudono il significato della grandezza di credere in un sogno. «Lo sport è utile anche per inseguire un sogno», una delle cose che dice dopo aver tagliato il traguardo di Yanqing. Le lacrime di Giuliano esprimono il concetto che anima il cammino di ognuno di noi. Ognuno con il proprio viaggio, i propri obiettivi, scopi, fini, le proprie mete. E l’obiettivo di Razzo era arrivare competitivo alle Olimpiadi di Beijing 2022, dodici anni dopo il trionfo olimpico di Vancouver.

Le lacrime di Razzo sono la consapevolezza di essere tornato all’altezza dei più forti, di essere un big, uno da battere. Quindi lacrime di felicità. Ma le lacrime di Razzo sono anche quella che certificano 26 maledetti centesimi che lo hanno separato dalla medaglia olimpica di bronzo. Il reggiano non riesce a trattenere le lacrime. La commozione sfocia in un pianto dai significati più svariati. Quelle lacrime che attraversano il suo viso ci parlano di vittorie, podi ed entusiasmo per una vita che ha sempre sognato da bambino, ma allo stesso tempo ci narrano una carriera dove in alcune occasioni si è trovato in difficoltà, ad inseguire, a recuperare, a scontrarsi come oggi nella realtà che lo vede privato di un grande risultato. Razzo ci teneva a questi Giochi cinesi, eccome se ci teneva. «Ci speravo, ero in forma, ho fatto tutto al meglio in queste settimane per arrivare competitivo, per giocarmi le mie carte. Le Olimpiadi sono il sogno più grande di un atleta e dopo l’oro di dodici anni fa cercavo una conferma. Ho fatto una grande gara, sono ancora fra i primi, davanti, non dovrei essere triste oggi, ma va così. Ero vicino ad un risalto eccezionale. Ho dato tutto,  devo essere consapevole che non è da tutti essere fra i top dopo oltre un decennio».

Una miscela di sensazioni, di emozioni, di pensieri ed immagini che scorrono nella mente del trentasettenne slalomista emiliano. «Ho pagato qualche sbavatura di troppo, ma il livello in slalom è talmente alto che per andare sul podio devi fare ogni curva in maniera perfetta. Io ho messo gambe e cuore nello slalom olimpico. Adesso, con questo stato di forma, con questa sciata efficace ritrovata non posso smettere. Vado avanti, almeno un’altra stagione. Ho un conto in sospeso con Kitzbuehel, voglio un altro podio prima di lasciare l’agonismo». Razzoli fa fatica a parlare. La voce è spesso interrotta da un colpo di singhiozzo. Ma attenzione a definirlo ferito Razzo. Oggi questo uomo ci ha espresso, nella sua totale trasparenza, quello che sente, quello ha dentro. C’è un fuoco che lo anima, c’è una delusione per il podio olimpico mancato, c’è un ringraziamento per un mondo che lo ha osannato ma in qualche occasione anche messo all’angolo e poco considerato dimenticando quello che ha fatto, c’è un desiderio di essere ancora davanti a primeggiare. E’ dura oggi vedere qualche cosa di buono in 26 centesimi persi. Forse l’unica cosa che ci rincuora, e che a conti fatti ci esalta, è sapere che l’anno prossimo sarà ancora in battaglia.

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