I mesi di lockdown sono serviti per studiare quello che andava e quello che invece serviva sistemare nella squadra maschile di gigante. Roberto Lorenzi ha preso per mano i suoi ragazzi e ha iniziato un percorso per crescere e smussare quei gesti tecnici poco funzionali. «Da lì in poi abbiamo studiato il lavoro da fare – dice -. Abbiamo sciato molto con gli sci da superG, con esercizi in piano e a bassa velocità, soprattutto a inizio stagione. Il motivo? Con gli sci lunghi non ci si può muovere troppo velocemente da uno spigolo all’altro, serve restare più sui piedi. Ci mancava nel nostro bagaglio di esperienze, mentre va meglio nelle situazioni in cui i cambi sono più veloci e rapidi». Roberto Lorenzi è tranquillo e sempre molto chiaro nell’esprimere i concetti. Nell’ultimo periodo la squadra azzurra si è avvicinata invece ai soliti standard: allenamenti in vista di Sölden, alla ricerca di situazioni per poter testare i materiali e trovare il giusto set-up. Domani, per la prima stagionale, gareggeranno Luca De Aliprandini (11), Giovanni Borsotti (29), Manfred Moelgg (33), Daniele Sorio (48), Roberto Nani (34), Stefano Baruffaldi (49) e Tommaso Sala (54). Un team non al completo, una squadra un po’ incerottata dopo l’estate. «Le cartucce che possiamo sparare non sono tutte quelle che avremmo voluto – aggiunge Lorenzi -. Ce la giocheremo un po’ meno, intenso come numero di azzurri in gara, questo è solo un primo step, una prova che ci farà capire se il percorso intrapreso è quello giusto».
Quello più felice sembra essere ancora Manfred Moelgg, che torna sul Rettenbach per la tredicesima volta in carriera. «Ho perso il conto – ride il marebbano -. Una Soelden così però non l’avevo ancora vista e spero di non vederla mai più: sono contento di partire, dobbiamo essere tutti contenti di fare le gare e questo sport». Cosa cerchi ancora dalle gare? «Ho fatto pochi giorni in gigante, ho deciso all’ultimo di gareggiare: sto bene e penso anche di sciare bene. Mi aspetto di fare quello che sto facendo adesso, una gran gara, anche se so che sarà difficile perché parto indietro e tutti vanno forte. Non vengo qua a Sölden solo per fare un giretto, sono lì con i miei compagni». Manni si era infortunato a inizio anno ed è tornato in tempi record. «Sto molto bene, forse manca ancora quella forza e quel giro in più in allenamento, piano piano sto migliorando giorno dopo giorno: non posso fare tanti giri, mi devo gestire tra gigante e slalom. Ma se sono qua è perché sono pronto».

L’Italia del gigante si affida anche a Luca De Aliprandini (pettorale 11) che ha cercato di lavorare sulla continuità ed evitare quegli errori che in passato hanno compromesso diversi risultati. «Limitare gli errori che mi hanno penalizzato in passato, da qui siamo partiti, spero che il lavoro paghi. La trasferta in Sudamerica? Per me è sempre importante e all’inizio ero dubbioso e scettico, perché io la ritengo davvero fondamentale. Allenarmi sui ghiacciai non mi entusiasma, poche volte si riesce a fare qualità, mentre a Ushuaia sì. Alla fine però abbiamo lavorato bene a Saas-Fee, perdendo poche giornate. Bene anche in Senales».