In un’intervista pubblicata dal quotidiano di Innsbruck Tiroler Tageszeitung, e poi circolata parecchio, il capo delle nazionali austriache di sci alpino, Herbert Mandl, delinea un orizzonte fosco per la propria nazionale. Mandl si è infatti detto «spaventato» dal numero sempre minore di giovani talenti che riescono a intraprendere un percorso agonistico.
Nato nel 1961 nel distretto di Scheibbs, Herbert Mandl ha dovuto rinunciare alla propria carriera di sciatore a soli 19 anni, a causa di due rotture del legamento crociato in rapida successione. Poco dopo, finiti gli studi, ha iniziato ad allenare: dapprima la nazionale norvegese femminile, poi è tornato alla Federazione sciistica austriaca. Ora che ne è una delle figure più in vista, nota gli errori fatti in passato: «Eravamo pieni di talenti negli anni Novanta, ma tanti furono relegati troppo in fretta alle discipline veloci. Non fu data la sufficiente attenzione alla tecnica. E così abbiamo perso tanto».
Pur rilevando fattori contingenti come la situazione di impasse di tante scuole sci, come principale forza negativa nei confronti del movimento austriaco Mandl cita lo «zeitgeist». Si tratta di un concetto filosofico che indica la tendenza culturale predominante in una determinata epoca, in italiano è spesso tradotto con “spirito del tempo”. Secondo Mandl, infatti, «l’accesso allo sci è diventato più difficile. Sta diventando sempre più arduo far accedere bambine e bambini alle gare. E quindi molto talento viene sprecato». A causa degli aumenti nei costi di skipass e attrezzatura, c’è secondo Mandl «uno sbarramento alla porta d’accesso» che avvicinerebbe tante persone a questo sport.
Mandl vorrebbe un miglior sistema di aiuti verso le società giovanili e una cooperazione più stretta con le scuole. In Austria si continua a parlare di nuove piste d’allenamento a Goldegg e sul Passo Thurn, nella speranza di rendere fruibile a più persone la pratica dello sci.