Innerhofer, la consapevolezza di poter sognare

Sognare è lecito. Sempre. Ci sta a priori, ma se c’è la consapevolezza che il sogno è forte di una convinzione, di almeno una certezza, è decisamente meglio. Certo, il sogno non ha basi solide, sicure, altrimenti non sarebbe un sogno. Sarebbe una cosa chiara, scontata, certa: ma nello sport, come nella vita, di sicurezze c’è sempre meno traccia. Domani c’è la discesa olimpica sulla Rock dello Yanqing National Alpine Skiing Centre, la venue dello sci alpino di Beijing 2022. Per Christof Innerhofer c’è un sogno di medaglia che può divenire realtà. Per l’azzurro è la quarta discesa a cinque cerchi: attardato nel 2010 in Canada e quattro anni fa in Corea, nel 2014 sulle nevi russe di Sochi-Rosa Kutor ecco un argento da favola a sei centesimi dall’austriaco Matthias Mayer. Inner ci riprova in Cina. Sogna il trentasettenne pusterese. Sogna perché non è più quello che abbiamo visto a fine dicembre appoggiato alla transenne della finish area di Bormio senza parole, abbattuto, sconsolato. «Novembre e dicembre sono stati mesi difficili. Non riuscivo a trovare il giusto compromesso con i materiali. Forse ho fatto scelte sbagliate, sta di fatto che ero in difficoltà. Certo, sono sempre stato consapevole che sarei tornato competitivo, ma quel momento è stato un po’ complicato».

Inner in azione sulla Rock ©Fisi-Pentaphoto

A gennaio ecco il cambiamento. «Wengen e Kitzbuehel mi hanno dato ragione. Negli ultimi anni ci sono stati momenti difficili ma sono riuscito sempre a rialzarmi. Nelle classiche ho fatto dei parziali eccellenti, anche se qualche pezzo per stare davanti mi manca ancora. La cosa tuttavia più importante è stato il fatto di tornare ad essere uno sciatore competitivo per le prime piazze. Consapevolezza di poter primeggiare di nuovo l’ho sempre avuta attenzione, ma queste settimane mi hanno convinto ancora maggiormente di essere in grado di poter lasciare il segno». Sogna Inner. E lo fa perchè sulla Rock nei training a cronometro ha suonato buona musica. «Lo sappiamo, il vento è un problema. Se prendi una ventata in faccia ci lasci anche mezzo secondo. Nel complesso la pista è adatta alle mie caratteristiche. E’ tutta da sciare. Sono pochi i tratti dove la scorrevolezza deve essere l’elemento necessario, dal momento che ci sono curve e mezze curve e devi sempre stare concentrato ad impostare le linee più efficaci». Domani il grande giorno della libera cinese. Sono passati otto anni da quella medaglia olimpica, anzi da quelle due. Ma la voglia, l’entusiasmo, la passione sono rimasta intatte. E soprattutto quella voglia di dimostrare al mondo che Inner è sempre Inner. «Quattro anni fa in Corea mi sentivo troppa pressione addosso. Ho gestito male, a conti fatti, quell’appuntamento, ma ora sono sicuramente più sereno. Questo è importante per me, sono poi disteso mentalmente, più sicuro».

Christof Innerhofer ©Agence Zoom

Inner sogna di mettere in pratica in gara un atteggiamento deciso, spavaldo, agguerrito. Lo sa che bisogna prendere rischi ma allo stesso tempo concentrarsi sulle traiettorie da pennellare. Le curve a ripetizione danno l’opportunità di dimostrare ancora una volta al pianeta dello sci di che pasta è fatto. A Sochi è stato con Mayer il più bravo a tirare quei curvoni ad oltre cento all’ora sul ghiaccio vivo. Domani c’è tanta curva per sbizzarrirsi di nuovo. Certo, la neve è più facile. C”è l’incognita di questo maledetto vento gelido che questa mattina ha fatto cancellare la terza ed ultima prova cronometrata. Per sua fortuna, era fra i tre concorrenti che hanno provato nuovamente il pendio. La convinzione nei miei mezzi mi rende consapevole che è necessario rischiare, attaccare». Bravo Inner, a tutta senza avere rimpianti. Tu sogna. Noi sogniamo con te. Non solo si deve, ma si può sognare adesso.

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