Fluoro sì, fluoro no (nelle scioline beninteso) nella prossima stagione? La risposta è no, a comunicarlo è stata la Fis l’11 di agosto, spiegando che «i test approfonditi del dispositivo di rilevamento del fluoro, condotti agli esperti delle Federazioni nazionali e dell’International Biathlon Union (IBU), hanno portato alla conclusione che era necessario più tempo».

Ma non doveva essere già attuato nell’inverno del 2020? Sì, ma si è andati avanti in queste stagioni a suon di deroghe. Nel 2019, la FIS e l’IBU avevano deciso che l’uso di scioline fluorurate fosse vietato nella stagione successiva. Una decisione recepita subito da US Ski & Snowboard e Canadian Ski Association, anche perché negli Stati Uniti, molti dei composti presenti nei prodotti a base di cera fluorurata contengono ingredienti elencati nel Toxic Substances Control Act. In più c’era anche l’impegno dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche che da luglio 2020 avrebbe vietato la vendita, la produzione e l’importazione di tutti i prodotti contenenti PFOA.
Tutti d’accordo, sembrerebbe. E le aziende iniziano ad adeguarsi. Anche perché ci sono normative europee (il regolamento UE 2019/1021 ed il CE 1907/2006) in merito che vietano l’applicazione, l’uso, la vendita, la fornitura o il commercio di prodotti contenenti fluorocarburi C8/PFOA. Nell’ottobre del 2020 la Fis aveva annunciato che avrebbe posticipato il divieto di un altro anno «con la piena implementazione di un Fluorine Tracker che rileverà istantaneamente la presenza di scioline al fluoro sugli sci. Purtroppo non è stato possibile testare il processo di implementazione durante la scorsa stagione a causa della situazione pandemica».

Da quel momento è consentito produrre solo prodotti con un composto più rispettoso dell’ambiente: il fluoro C6 con una concentrazione del prodotto che deve essere inferiore a 25 PPB (parti per miliardo). Così quel divieto del fluoro annunciato nel 2019 non viene introdotto nemmeno nella stagione 2021/2022. Il problema è chiaro e non di poco conto: come si riconosce la presenza di scioline al fluoro sugli sci?. Continuano i test del Fluorine Tracker, ma i risultati sembrano non essere così affidabili. E senza dati sicuri diventa complicato vietarlo proprio perché non si ha certezza del risultato. E forse si andrebbe avanti a suon di ricorsi. Quell’annuncio del 2019, lodevole sul piano etico, è stato forse un po’ troppo frettoloso?

C’è un altro punto da tenere in considerazione: il macchinario – ci confidano alcuni addetti ai lavori – avrebbe un costo di circa 30 mila euro. E le domande sono due: quante Federazioni potrebbero averlo in dotazione? E quante ce ne vorrebbero per ogni Federazione? Questo adeguamento coinvolge lo sci alpino, il fondo, il biathlon, tutte le discipline. E quando si parla di Fis, si pensa ok alla Coppa del Mondo, ma poi a cascata anche delle gare giovanili internazionali.

In un mondo in cui il fluoro c’è ovunque, la parte utilizzata in questo ambito sportivo è davvero minima. Ci sono squadre che hanno letteralmente svuotato le casse e gettato nell’immondizia decine e decine di migliaia di euro di prodotti che sembravano non poter più essere utilizzati. «Forse sarebbe stato meno dannoso andare a esaurimento delle scorte e sfruttarle sulla neve, piuttosto che buttarle in blocco» riflette Roberta Rodeghiero, titolare dell’azienda Rode di Asiago.

Già, le aziende. Da anni ormai stanno lavorando per rispettare prima le direttive europee e poi a cascata quelle della Federazione internazionale. Test, cambi di produzioni, ricerca per trovare valide soluzioni. Che ci sono o non ci sono? «Come il fluoro non c’è nulla, ma si possono costruire dei prodotti per raggiungere un bel livello – prosegue Roberta – I problemi nascono soprattutto quando si trovano condizioni di neve calda, dove poi serve per davvero il fluoro e fa tanta, ma tanta differenza. Avessero confermato la nuova regola, in questa situazione, qualcuno non avrebbe fatto il furbo? Diciamo che con questo posticipo possiamo trascorrere una stagione tranquilla. Questa decisione ha creato molto disagio, non soltanto a noi aziende di scioline, a tutto il movimento dello sci».
Maplus, che rientra sotto la Maflon (presidente Luca Mazza), va avanti con i suoi piani in attesa di ricevere disposizioni da Fis e Ibu. Abbiamo scambiato due parole con Agostino Fenaroli, general manager del gruppo: «Il core business dell’azienda è un altro, quella di Maplus è una piccola nicchia – racconta specificando che hanno 700 dipendenti -. Indipendentemente da quello che Fis decide, noi ci stiamo muovendo con ricerca e sviluppo di nuovi prodotti». In fondo racconta che tutto il mondo, non solo quello delle scioline, sta andando verso il concetto di fluoro-free, strizzando l’occhio al green. «Siamo in dirittura d’arrivo con dei prodotti biodegradabili, ma richiedono moltissimi test con tutte le variabili che si verificano in esterno. Se Fis ci darà più tempo, noi per certo lo sfrutteremo per continuare gli studi». Non nasconde il fattore costi: l’azienda infatti ha fatto investimenti, anche solo nel dedicare alcune persone dietro la ricerca di novità e scioline veloci. Tutto uguale? Ancora non si può sapere. Da una prima analisi si evince che se prima bastavano tre barattolini per trovare la giusta soluzione, forse ora ne serviranno di più. «I prodotti fluoro-free saranno più mirati, con limiti applicativi più ristretti: richiederà dunque più tempo, a uno skiman, nell’individuare la “ricetta” giusta». Intanto però Maplus continua a fornire le cere che tutti conosciamo, nel pieno rispetto delle attuali normative.