Tredicesimo a Levi nonostante il pettorale 70: il fassano c'è
Tredicesimo tempo finale partendo per settantesimo. Mica male vero? Cristian Deville, che ricordiamo è ‘atleta di interesse nazionale’, stupisce tutti, anche se stesso, ma forse quello non troppo.
«CONVINTO DEI MIEI MEZZI» – Eccolo Cristian: «Stupito? Diciamo che fare la gara con il 70 non è cosa semplice, ma avevo fiducia alla vigilia. Certo, credevo di partire intorno al 55, non insomma così indietro. Psicologicamente può essere un freno, ma questa volta mi sentivo dentro di fare cose buone. In allenamento stavo andando forte, è un po’ tutta estate che sono spesso davanti. Qualche calo di forma, vedi il training a Tignes ad esempio, invece in Svezia i giorni passati stavo andando davvero come un treno. Si, devo ammetterlo, ero in forma, ma la gara è, a volte, cosa a parte rispetto agli allenamenti».
ALTARE E POLVERE – Nel 2012 l’altare (primo a Kitzbuehel e top 7), nel 2013 e 2014 la polvere (due anni balordi finendo lontanissimo dai big): adesso la resurrezione sulle nevi lapponi. Cosa è cambiato? Ancora il fassano di Moena: «Nell’estate 2013 ho fatto un ‘fuori giri’ in allenamento, sono andato in ‘overtraining’. Ho fatto fatica a recuperare e anche lo scorso inverno in gara avevo quelle scorie dentro ancora. Ho perso serenità prima ed entusiasmo e voglia di sciare poi. A maggio ho cambiato materiale e Blizzard mi ha dato fiducia. Sono ripartito cercando come prima cosa di liberare la testa. Ho pensato a chi è riuscito a riemergere, sapevo che la strada per poter tornare competitivo c’era. E poi ho l’esempio del mio compagno di camera Patrick Thaler e mi dicevo che anche io come lui potevo farcela. C’è ancora molto da lavorare sicuro, oggi fra l’altro non ho rischiato nella seconda manche, ma questo risultato è proprio fondamentale per questa stagione».