Coletti: ‘Tina Maze mi ha fatto commuovere’

La monegasca: «Amo lo sci, ho ancora tanto da dimostrare»

Storie di campioni, storie di grandi persone e storie di atlete che non mollano mai, continuando a inseguire i loro sogni, nonostante i mille ostacoli sul cammino, sogni che non si concretizzano solo nei risultati, o comunque non sempre, ma anche nella voglia di esplorare quanto meno i propri limiti. Ha appena concluso la sua miglior stagione negli ultimi 5 anni, la segue uno staff praticamente tutto italiano (Paolo Stefanini allenatore, Gigi Parravicini skiman e aiuto allenatore, Nicola Sasso fisioterapista, Gernot Wagner preparatore atletico), per l’Italia ha gareggiato fino alla stagione 2004-2005, ottenendo anche grandi risultati, come il titolo Nazionale juniores nel 1999 in superG e il 2° posto in discesa a Sarentino in Coppa Europa, il 2 febbraio 2005. In carriera può vantare 15 risultati a punti in Coppa del mondo, il migliore un 15° in discesa a Val d’Isere 2006, l’ultimo un 28esimo, sempre in libera, a Cortina il 18 gennaio scorso. Dalla stagione 2005-2006 gareggia per il Principato di Monaco, dov’è nata, ha partecipato alle ultime tre edizioni dei Giochi Invernali (nel 2010 è stata anche portabandiera) e alle ultime cinque dei Mondiali, da Aare 2007. Vanta anche un 4° posto in superG ai Mondiali juniores francesi di Puy St. Vincent, nel 2003, quando ancora faceva parte della Nazionale italiana. Stiamo parlando ovviamente di Alexandra Coletti, monegasca con doppio passaporto, 32 anni il prossimo 8 agosto, reduce da una buona stagione dopo un terribile infortunio patito ai Giochi di Sochi 2014, il 12 febbraio: frattura in otto parti del calcaneo del piede destro. Inevitabile operazione, effettuata a Monaco dal dottor Cazal, con una placca e 7 viti inserite… 

Alexandra, questa volta è stata dura tornare… 

«Il percorso dopo l’operazione è stato lungo e faticoso – ci dice proprio Coletti  -. Tre mesi senza appoggiare il piede, un altro con le stampelle. Poi tanta fisioterapia, molto dolorosa, e graduale ripresa dell’attività fisica. Solo a fine giugno ho iniziato una preparazione diciamo normale. Sono tornata a sciare a inizio luglio, ma più che sciare era… scendere e basta, perché mi faceva male a spingere sulla caviglia. La preparazione estiva è stata dunque abbastanza difficile, ho sofferto davvero ancora tanto dolore. Nella mia carriera ho subito tanti infortuni e dieci operazioni, ma questa è stata la più dolorosa e quella con il recupero più lungo. Solo adesso, dopo un anno abbondante, ho ricominciato a correre. Prima non riuscivo… ». 

Eppure, ha voluto esserci a tutti i costi…

«Io non ho mai dubitato di poter tornare a gareggiare, anzi, sapevo per certo che sarei stata in partenza a Lake Louise, a dicembre. Il mio ex allenatore, David Fill (anche lui con un passato nello staff azzurro, ndr), pensava che non sarei potuta più tornare ad alto livello e anche per questo motivo non ha proseguito il lavoro con me. A quel punto è arrivato Paolo Stefanini con il quale mi sono trovata benissimo. Ovviamente avevo fretta di recuperare, ma il mio ‘team’ mi ha sempre detto che bisognava avere tanta pazienza. Alla fine ho fatto molto di più di quello che ci saremmo aspettati. Da Zermatt, ad agosto, passando poi per l’Argentina e gli Stati Uniti, le cose sono progressivamente migliorate. E’ stata la mia miglior stagione negli ultimi cinque anni…». 

Motivo? 

«Sono sicura che molto dipende dalla buona intesa trovata con il team. Io mi trovo alla grande, lavoriamo bene, siamo tranquilli, ridiamo quando si può, siamo seri quando c’è da lavorare sodo e sono tutti molto professionali. C’è una buonissima intesa perché c’è armonia e io sono serena. Paolo mi ha dato tanto tecnicamente e psicologicamente, Gigi mi prepara sempre ottimi materiali, so di avere sci veloci in partenza e Nicola ha fatto davvero un miracolo a rimettermi a posto e mantenermi così per tutta la stagione. Tanta gente diceva che non avrei potuto più sciare con un piede del genere. A Cortina sono tornata a punti in Coppa del Mondo e in molte situazioni sono arrivata lì, vicinissima, finendo 31esima, 32esima, 34esima. Il problema più grosso è stato partire con numeri molto alti, non avevo più punti FIS causa, di fatto, due anni (o quasi) sempre infortunata. Non è semplice partire dopo il numero 50 a ogni gara. Poi alla fine sentivo che mi mancava un po’ di allenamento, avendo perso quasi tutti i mesi estivi. Eppure sono riuscita a tornare e fare meglio rispetto alla condizione in cui mi trovavo prima degli infortuni. Ai Mondiali di Vail 2015, dove ho avuto numeri bassi, la situazione è stata ben diversa: in discesa ho chiuso 21esima, a due decimi dalla 15esima e a un secondo di ritardo dalla quarta classificata. Le prime tre, Fenninger, Maze, Gut, erano su un altro pianeta. A fine stagione ho fatto delle belle gare in Coppa Europa, ai campionati francesi e sono finalmente riuscita a conquistare punti FIS che mi permetteranno di ricominciare la prossima stagione in Coppa del Mondo, a Lake Louise, con un altro numero di partenza, attorno al 38-40». 

Ha una determinazione feroce. Cosa la spinge a esplorare sempre i suoi limiti?

«Lo sci è la mia passione. Non guardo a tutti gli infortuni che ho avuto, con le conseguenti operazioni. Mai ho pensato di smettere, prima voglio arrivare al massimo delle mie capacità. Sono certa che, lavorando bene quest’estate, sarò pronta al 100% per le prime prove veloci e soprattutto pronta a divertirmi. Ora sono in Austria, ho appena terminato la mia prima settimana di allenamento atletico». 

Ci racconta un episodio che l’ha coinvolta con Tina Maze?

«A Garmisch, Tina mi ha fatto un regalo, bellissimo, degli orecchini con una cartolina. Una dedica. Con parole uniche, mi hanno commosso. E lì ho anche capito che lei non sarebbe tornata, nella prossima stagione… Siamo dello stesso anno,1983: ci siamo conosciute alla Whistler Cup nella categoria allievi, dove lei aveva vinto sia in gigante che in superG e io ero arrivata sempre seconda. Poi ci siamo sempre viste. Al primo anno giovani lei era numero uno al mondo in superG tra le atlete della nostra età e io prima in discesa. Poi Tina è arrivata in cima subito, io ci stavo arrivando più lentamente, quando ero ancora nella squadra italiana e poi sono stata anche travolta da tanti infortuni… Non dico che arriverò mai sul podio, ma sono convinta di avere ancora tanto da dimostrare. Ne ho avuto la conferma quest’anno».     

 

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