"Che rabbia, certo che avrei voluto esserci", Giorgio Rocca arriva in sala stampa, "Era lìoccasione per riscattare Torino 2006, questo doveva essere l’ultima stagione che si chiudeva proprio con Vancouver. Ma è andata così, in queste settimane sto vivendo comunque una nuova esperienza, altrettanto positiva". Il valtellinese è andato a vedere l’allenamento dei suoi ex-compagni, l’ultima rifinitura in vista dello slalom di sabato, ultima gara dei Giochi Olimpici di Vancouver per quel che rigurda lo sci alpino. Il livignasco ha seguito attentamente gli slalomisti cimentarsi un paio di ore in un tracciato di slalom disegnato da Jaques Theolier e Max Carca, ma ha potuto osservare anche alcuni atleti stranieri: "Giuliano Razzoli è stato il più veloce, ma anche Cristian Deville, Patrick Thaler e Manfred Moelgg sembravano in condizione, ma la gara poi a volte è un’altra cosa, e visto come è andata fino ad oggi non voglio sbilanciarmi troppo. Moelgg speriamo che non si sia abbacchiato più di tanto dopo le prove incolori disputate fino ad oggi in queste Olimpiadi. Fra gli stranieri il più brillante, reattivo, veloce mi è sembrato Julien Lizeroux che si allenava in un tracciato vicino agli azzurri". Gli organizzatori intanto stanno lavorando in pista a Creekside: "E’ quasi meglio che piova ancora qualche ora, così se smette possono salare la pista. In questo modo può diventare più dura del gigante". Giorgione torna sulla prova incolore dei gigantisti: "Non vanno sui piani, è vero. C’è solo una motivazione, si allenano troppo poco su questi tipi di pendii".

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