Federica Brignone ha vinto per la seconda volta in carriera la coppa di specialità in gigante. È una roba grossa: non c’è riuscito nessun italiano prima di lei tranne Thoeni e Tomba. Per raggiungere questo traguardo, a Brignone è bastato un secondo posto nel gigante delle Finals a Sun Valley, in Idaho. Grazie allo zero di Alice Robinson, Brignone ha conquistato la coppa di specialità dopo aver collezionato cinque vittorie in gigante in stagione.
«Qualcosina ho tenuto nella seconda – ha detto Brignone dopo la gara – ma sono contentissima del risultato. È la prima volta in carriera che passo il traguardo già esultando. La coppa di gigante era un altro dei miei sogni e si è realizzato. Ho sempre fatto troppi errori nel passato, ma negli ultimi anni sono sempre stata lì vicina. Quest’anno mi sono messa a testa bassa e ho cercato di vincere più gare possibili». Per la precisione, quest’anno ha vinto dieci (10!) volte in Coppa del Mondo e una ai Mondiali di Saalbach.

Continua la “Tigre valdostana”: «Nella prima manche pensavo di avere buttato via tutto, ma il nostro è uno sport davvero difficile, e si gioca sempre sul filo dei centesimi. Avrei voluto vincere anche oggi, ma forse oggi non ho tirato esattamente al massimo. Ho provato a vincere, ma a un certo punto ho anche cercato di non fare errori e di non esagerare. Non mi importava più del risultato. Sono davvero felice della coppa, la terza della stagione. Non posso che essere soddisfatta».
«Per me è stata una stagione pazzesca – prosegue Brignone in una nota diffusa dalla FISI – Questa è stata la coppa più difficile: bisogna fare due manche nella giornata. Bisogna sempre essere sul pezzo e provarci, questo è il gusto. L’altro giorno ho perso la sfida per il superG, però è stato bellissimo. Io vivo per questi momenti di sfida. Il percorso fatto con mio fratello Davide mi ha migliorato come persona ed andiamo avanti insieme. Per me è importantissimo».

In una nota vocale diffusa sempre alla FISI, Brignone ha parlato della gara di oggi. «In prima manche sono partita all’attacco, poi ho iniziato a fare degli errori. Era una prima veramente difficile. Ero combattuta: da una parte volevo attaccare per vincere, dall’altra non potevo rischiare perché se fossi uscita non me lo sarei mai perdonato. Il fatto di vivere sfide del genere è un qualcosa che ti fa sentire vivo».