Una vita da guerriero. Da nomade in Europa e nel resto del pianeta fra Coppa del Mondo, Coppa Europa, gare Fis. Una vita da atleta incerta e instabile. Sempre con l’acqua alla gola, a giocarsi in due minuti fra le porte la gara successiva, a lottare per cercare di allontanare quell’incertezza che alla lunga di sfianca, ti piega, ti demolisce. Dentro e fuori squadra: team A, B, Fiamme Oro o come questa stagione inserito nel cosiddetto gruppo di interesse nazionale. Né carne, né pesce, sempre all’erta, sulle spine, senza un progetto, senza una programmazione.
Questo è Andrea Ballerin, che sulle nevi slovene di Kranjska Gora ha conquistato il terzo posto nella classifica di gigante di Coppa Europa che permette per la prossima stagione di gareggiare di diritto in Coppa del Mondo in ogni appuntamento della specialità. Fino ad oggi Ballero ha vissuto come un guerriero mai domo, ma sempre con la pistola puntata sulla tempia. E con la solita antifona inculcata dentro la sua testa e in fondo alla sua anima come una ossessione. «Se vai forte ci sei, altrimenti tanti saluti e cerca di risalire attraverso i circuiti minori» E per Ballero lo sci agonistico è stato come l’inferno e il purgatorio dantesco. Lottare per riemergere contro uno stato continuo di precarietà fino al podio sloveno, fino al paradiso finalmente conquistato dopo tante battaglie condotte il più delle volte in solitudine.
La prossima stagione Ballero avrà il suo posto nella massima serie, potrà preparare, organizzare, gestire ogni appuntamento senza nessuna paranoia e preoccupazione. Finalmente libero di testa per poter dimostrare il proprio valore. E attenzione, Andrea Ballerin non è l’unico guerriero. Ci sono tanti Balllerin, tanti altri ragazzi che vivono nella medesima situazione. A volte come è strano lo sci. Ragazzi perennemente messi in discussione, allenatori invece perennemente sicuri dei lori posticini senza fare una piega nonostante una serie infinita di sconfitte.