Azzurro opaco sulla Bellevarde

Moelgg dopo la gara in ospedale ad Albertville: nulla di rotto alla mano

Bene, ma non benissimo. Sulla Bellevarde splendeva un sole stupendo, su un cielo blu intenso. Tutto faceva presagire una giornata a tinte forti per i colori azzurri. Invece è arrivato un ottimo risultato di squadra, con quattro atleti nei primi dodici, ma l’amarezza per non aver centrato la medaglia. Iniziamo da Manfred Moelgg, dodicesimo dopo aver concluso la prima manche al sesto posto. Questa mattina è caduto in riscaldamento, aveva la mano sinistra gonfia e il dolore è aumentato con il passare delle ore. Subito dopo la gara è stato portato in ospedale ad Albertville per una lastra di verifica dai dottori azzurri Freschi e Panzeri. Fortunatamente nulla di rotto, ma comunque dolore. Ed è davvero un peccato, sapendo quanto influisce l’uso della mano nella sciata in slalom, la specialità su cui Manfred ‘appoggia’ le sue speranze maggiori di medaglia. «Ho commesso un paio di errori, ma non posso certo recriminare per la mia prova» ha dichiarato nel parterre. «Un paio di errori nella parte alta mi hanno fatto perdere il ritmo, poi ‘ho corso dietro’ agli sci nel tratto centrale per recuperare. Sotto è stata dura, anche perché con questi sci più corti si fa decisamente più fatica». Quello che era davvero distrutto, dietro un sorriso di finto compiacimento, era Massimiliano Blardone, nella sua classica tenuta con mantella e bandana in testa. «La pista era davvero rovinata, siamo tutti lì vicino». Ma le sue risposte erano solamente lo scudo contro il mondo intero, con un tormento enorme che gli esplodeva dentro. Il quinto posto vale in termini di prestazione sportiva, ma non assegna ‘metallo’ di sorta. Sereno Davide Simoncelli. «Sono a pezzi, la schiena mi fa male, ma in gara non ne ho risentito. È chiaro che per il mio tipo di sciata ho bisogno di ritmo, di velocità. Se il materiale non mi da la spinta, io non riesco a rendere e questo succede solo su piste in cui si può tracciare più ritmico». Il più felice di tutti era Alexander Ploner, ottavo. «Quando ho tagliato il traguardo e ho visto che ero in testa, davanti a Svindal di un centesimo, ho pensato che forse non sono proprio uno che va piano. Scherzi a parte sono molto soddisfatto, nonostante un paio di errori a metà. Tre decimi e potevo entrare nei primi cinque, ma va benissimo così. L’unica cosa è che ora non potrò più tagliare i baffi, che sono diventati il portafortuna!». Chiudiamo con il coach dei gigantisti Matteo Guadagnini. «Sono soddisfatto del risultato della squadra, vuol dire che abbiamo preparato bene questa gara; certo è mancato il picco ed in una gara mondiale conta solo la medaglia. Peccato per Max, era tranquillo, oggi sin troppo tranquillo, bravissimi Ploni e Simo, Manny ha pagato un po’ la botta di stamattina». E mentre a Val d’Isère impazza la festa per gli svizzeri, a Casa Italia scende un velo di tristezza. Ma ormai è la consuetudine per il gigante mondiale da diverse edizioni.

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