Sempre un piacere parlare di sci alpino con Laura Pirovano. Brillante, sveglia, ottima dialettica, sincera. La trentina in questo momento è una certezza tra discesa e superG, anche se ovviamente rimane alla ricerca di quel benedetto primo podio nel circuito (o prima vittoria, perché no) che ancora non è arrivato. Arriverà.
Laura, in Engadina è stata sempre molto continua. Forse come mai prima?
«Sono contenta. A St. Moritz è arrivato il weekend più bello che io abbia mai fatto, perché in passato capitava magari di andare bene in discesa e non battere chiodo in superG o viceversa».
Sciata e fiducia non mancano. Quanto sono stati importanti gli ultimi risultati?
«Sicuramente mi sento un po’ più solida tecnicamente, percepisco che sto sciando bene a tratti. E sono più consapevole quando parto, so che per come sto sciando sono sempre in quel gruppetto lì, di quelle che si giocano le gare».
St. Moritz ha portato con se anche l’ennesimo grave infortunio di questo anno. Voi come la vivete?
«In questo caso, malissimo. Sia perché Michelle (Gisin, NdR) la conosciamo tutte molto bene, è sempre solare, simpatica, gentile. Sia perché sono situazioni che per forza ti segnano, fanno quasi scoppiare quella bolla che ti crei intorno alla performance e intorno all’idea di dover sciare sempre bene, essere forte. Capita di parlarne tra noi, è una cosa che dispiace a tutte quando avviene e si percepisce a livello di gruppo. Ti fa aprire gli occhi su quanto si mette sul piatto ogni volta che si gareggia».

Torniamo alle cose belle: tre giorni di sole, cielo terzo, senza nebbia e vento, a St. Moritz. Cose mai viste…
«E’ stato divertente, sicuramente; condizioni fin troppo belle, con una neve facilissima e bellissima, sole e visibilità perfetta. Sembra quasi un paradosso, ma sono state tre gare molto “facili” e io magari emergo di più in quelle più difficili. Anche noi italiane in generale, perché quando le condizioni sono difficili riusciamo a tirare fuori qualcosa di più. Cerco di spiegarmi meglio: in queste condizioni semplici in discesa la parte prettamente tecnica emerge meno, non è così importante o decisiva. Se un’atleta riesce a far scorrere al meglio gli sci, va forte comunque».
Le manca sempre poco per il podio. Cosa?
«Non lo so, perché ogni volta è un pezzo diverso. I miei allenatori sono contenti e se devo essere sincera ho smesso di chiedermelo. Nel senso che se attacco, do tutto, posso solo essere contenta e quello che poi arriva, arriva. Se c’è gente più brava di me non posso continuare a farmi troppi problemi ogni volta. Sicuramente si può migliorare, posso essere più scorrevole in un tratto, posso tirare meglio una curva. Però mettiamola così: mi preoccuperei di più se fossi 30ª a ogni gara, non se sono 6ª, 7ª e 8ª. I materiali sono a posto, c’è fiducia totale in Thomas Tuti, il mio skiman, anzi, io provo, ma poi alla fine sceglie sempre lui o comunque la scelta dello sci da usare è sempre fatta attraverso il suo consiglio».

Milano-Cortina?
«Non puoi non pensarci anche perché tutti continuano a chiedermelo. Ma ora devo per forza concentrarmi sulle gare, su quello che devo fare, su come devo sciare, sull’atteggiamento che devo trovare. Sappiamo benissimo che in una squadra così forte come la nostra se non fai risultati in Coppa poi alle Olimpiadi non ci vai. Inutile mettere il carro davanti ai buoi, pensiamo quello che c’è da fare prima sennò è inutile Ci sono ancora tante gare prima di febbraio».
Com’è andato il lavoro atletico-fisico? Ha cambiato qualcosa?
«Molto serenamente, ho lavorato bene aggiungendo una parte un po’ più acrobatica, anche per ricordarmi che il mio corpo si riesce a muovere non solo sotto i pesi o in bici! Lavoriamo come muli, ma lasciamo poco spazio fuori dalla routine. Invece è stato divertente, diverso: due ore alternative che mi aiutano tanto. Anche perché con il maestro istruttore c’è un bellissimo rapporto».

Cosa si può migliorare?
«Magari una curva che non ho spinto tanto. Si cerca sempre il pelo nell’uovo, com’è normale che sia. Quelle di St. Moritz poi sono state le prime gare in stagione, finalmente, e non sai mai quanto effettivamente ti sei preparata bene. Nel complesso si può essere contenti. E’ brutto solo iniziare così tardi, spero rivedano qualcosa nel calendario, in fondo abbiamo fatto da spettatrici quasi per mezza Coppa del Mondo, arrivando però a lavorare con la preparazione atletica fino a fine ottobre/inizio novembre. Eravamo già pronte, con il “gas completamente aperto”, e poi devi tenere tutto lì, in attesa».
Gigante?
«Voglio assolutamente tornare a farlo, continuo ad allenarmi anche in questa specialità, e non vedo l’ora di tornare a gareggiare tra le porte larghe. Lo farò quando e se raggiungerò i 500 punti nella WCSL overall (è a 460, NdR), ma sarebbe una bella fregatura magari arrivarci quando… i giganti dovesse essere già finiti, visto che quello di Semmering a fine dicembre sarà il quinto! L’aspetto positivo è che ho ritrovato belle sensazioni tra le porte larghe, mentre dopo l’ultimo infortunio avevo fatto sempre tanta fatica».

La prova di oggi in Val d’Isere, pre-gara?
«Penso che la seconda prova sia andata meglio della prima; devo ancora limare qualcosa e devo capire dove migliorare per essere più vicina alle prime. Penso di essere nel momento migliore della mia carriera, ho raggiunto una buona continuità e spero di continuare su questa linea».
Occhio, perché Pirovano ha il colpo in canna in velocità, ma di certo non ha dimenticato come si scia in slalom gigante, specialità che l’ha vista vincere l’oro al mondiale juniores nel 2017. Potrebbe iniziare una nuova fase della carriera per lei…




