Il 12 dicembre 2005, vent’anni fa, Giorgio Rocca compì un’impresa delle sue, rimontando tre posizioni in seconda manche e andando a vincere lo slalom di Madonna di Campiglio. Tutt’oggi Rocca è l’ultimo italiano ad aver vinto sulla 3Tre, una delle piste più note e blasonate del circuito di Coppa del Mondo.
Rocca arrivava a quell’appuntamento dopo aver già vinto a Beaver Creek. Con Campiglio e le tre successive gare di slalom, Rocca quell’anno vinse i primi cinque slalom stagionali. Fu una notte particolare sulla 3Tre per molti motivi: nevicava tantissimo, all’epoca Rocca era «il punto di riferimento dello slalom mondiale» e, come ricorda lui stesso con Race, dopo la gara gli accadde un qualcosa di veramente particolare.
Dopo aver chiuso la gara al primo posto, in un podio stellare con Benni Raich e Kalle Palander, Rocca è euforico: «A distanza di anni ho ancora i brividi, è stata l’emozione più grande della mia carriera».

Il post-gara lo racconta lui stesso: «Abbiamo brindato, tutti soddisfatti e felici, a un certo punto ce ne andiamo. Sono in macchina sul Passo del Tonale, tutto contento, alla guida della mia Alfa Romeo. Su una curva la macchina mi parte più del previsto, e vado a sbattere contro un Apecar».
Dapprima Rocca è molto dispiaciuto e scende subito dalla macchina per chiedere scusa. All’interno dell’Apecar, però, nota che i due ragazzi erano piuttosto su di giri: «Immagino siano stati a fare festa. Io ero mortificato, invece loro se la ridevano. Mi hanno chiesto scusa perché sono stati a festeggiare la vittoria di Rocca, aggiungendo: “Puoi non chiamare i carabinieri, così evitiamo problemi?” Al che io sono stato costretto a dire loro che ero io Giorgio Rocca».
Anche i ragazzi, ricorda Rocca, si sono messi a ridere. «Hanno chiamato tutti i loro amici per dire che hanno fatto un incidente con Giorgio Rocca».

Che fosse una notte speciale lo ricorda anche il giornalista Gabriele “Pez” Pezzaglia, di Race Ski Magazine, che quel giorno era sul Canalone Miramonti: «Nevicava in modo incredibile. Ma soprattutto, ricordo che all’epoca la Coppa del Mondo era un vero appuntamento immancabile, per tutti i media. Era molto partecipata: c’erano molti giornalisti stranieri, ma anche tantissimi italiani. Quella vittoria fu molto condivisa, anche in salta stampa».
Questa cosa, continua Pezzaglia, ovvero la condivisione diffusa e popolare dei successi di un atleta, «un po’ mi manca, e credo manchi in generale anche al mondo dello sci».




