L’opening di Sölden sul Rettenbach, in Austria, ha regalato un risultato storico alla squadra femminile americana di slalom gigante e accesso i riflettori anche su un bel talento proveniente dallo stato dello Utah, di cui si parla un gran bene da anni. Elisabeth Bocock, il cui 19° posto rappresenta, per ora, un altro passo avanti nello sviluppo del suo potenziale. Ma le ambizioni, ça va sans dire, sono ben altre.
La scorsa stagione la 20enne di Salt Lake City ha conquistato i suoi primi punti in Coppa del Mondo davanti al pubblico entusiasta di Killington, nel Vermont: «È stato molto significativo per me disputare la mia prima gara della stagione davanti alla mia famiglia», ha detto Bocock. «Sono rimasta totalmente sorpresa dalla prima manche… mi ha mostrato parte del mio potenziale e ha alzato i miei standard e le mie aspettative». Durante tutta la stagione, si è qualificata per quattro seconde manche e ha ottenuto punti in tre di esse, culminando con un rivoluzionario 14° posto ad Åre, in Svezia. La costante ascesa ha portato Bocock ad essere considerata una valida contendente per uno dei quattro posti olimpici statunitensi nello slalom gigante, la specialità probabilmente più difficile dalla quale ottenere la qualificazione in casa USA femminile in vista dei Giochi di Cortina 2026, con la concorrenza di Shiffrin, Moltzan, Hensien, O’Brien, A.J. Hurt… Ma Bocock non si tira indietro di fronte alla pressione. Impara da essa.
La stagione 2024-2025 di Elisabeth non è stata tutta rose e fiori. Dopo i primi successi, si è fratturata una mano a Killington e ha faticato a trovare continuità nei mesi centrali. Ma il suo risultato ad Åre ha dimostrato che non solo è in grado di riprendersi, anche di dare il meglio di sé: «Mi ha semplicemente dimostrato che posso competere con le migliori al mondo, non solo quando le condizioni sono perfette per me», ha detto a Ski Racing. «Questo mi ha dato più fiducia… e mi ha reso entusiasta di provare a qualificarmi per le prossime Olimpiadi». Tuttavia, l’esperienza le ha insegnato che “sopravvivere” in Coppa del Mondo non significa solo sciare veloce, ma anche dimostrare ogni giorno di essere forte mentalmente e fisicamente: «Non basta sciare e scendere, bisogna spingere», ha affermato. «Tutti nella seconda manche spingono, spingono, spingono. Se si ottiene una buona posizione di partenza, è un’opportunità enorme. Bisogna approfittarne».

La stagione olimpica porta con sé una nuova intensità e Bocock ammette che a volte questo le pesa, specialmente quando una sessione di allenamento impegnativa sembra avere più importanza di quanto dovrebbe: «Queste cose mi entrano un po’ in testa», riflette. «C’è molta pressione… ma anche molta più motivazione». Bocock ha in programma di gareggiare a tempo pieno in Coppa del Mondo in questa stagione, concentrandosi sullo slalom gigante, la sua disciplina più forte. Ma è anche determinata a migliorare lo slalom e a continuare a gareggiare in superG: «Probabilmente darò la priorità al GS, poi allo slalom e infine al super-G», ha affermato. «Non credo che gareggerò molto nel superG, ma spero di partecipare ai Campionati mondiali juniores, ai Campionati nazionali statunitensi e forse ad alcune gare di Coppa Europa».
Il suo lavoro estivo a secco ha seguito una struttura simile a quella dell’anno scorso, con il preparatore atletico Foreste Peterson che ha individuato le aree chiave sulla base dei risultati dei test fisici. Insieme, hanno aumentato l’attenzione sulla stabilità e la mobilità del tronco, fondamentali per l’equilibrio e il controllo su percorsi lunghi e impegnativi: «Abbiamo lavorato per mantenere l’equilibrio e ho anche fatto riabilitazione per un piccolo problema al ginocchio, quindi spero di non avere più dolore». Bocock ha trascorso l’ultima stagione come membro più giovane di una squadra tecnica statunitense forte e esperta. Ha notato subito la differenza di età e l’ha accettata: «La seconda ragazza più giovane della squadra è AJ, che ha cinque anni più di me» ha detto. «Ma mi hanno accolta bene. AJ in particolare mi ha preso sotto la sua ala protettrice. Paula [Moltzan], Nina [O’Brien], AJ e Katie [Hensien] hanno regalato a Mary e a me dei pigiami natalizi e ci hanno mostrato le loro tradizioni. Abbiamo preparato dei biscotti, siamo andate in slittino. Mi hanno davvero aiutata a divertirmi, anche se ero sinceramente molto triste per essere lontana dalla mia famiglia».

La sua collega in squadra più cara è anche sua sorella. Mary Bocock, sciatrice di Coppa del Mondo in tre discipline, la compagna di allenamento, la motivatrice e la confidente di Elisabeth: «Mary e io siamo migliori amiche», ha detto. «Lei capisce quando sono triste, anche se non dico nulla, e sa cosa fare. Abbiamo vissuto esattamente le stesse cose ed è fantastico poter tifare per qualcuno al 100%». Tra le gare di Coppa del Mondo e i campi di allenamento, Bocock è anche una studentessa del Dartmouth College, dove frequenta le lezioni nei trimestri autunnali e primaverili: «Mi piace molto essere impegnata», ha detto. «Destreggiarsi tra più cose ti rende più produttivo. Mi allenavo sempre con Mary e AJ: avevamo una routine e ci aiutavamo a vicenda a rispettarla». La sfida, ammette, è la mancanza di tempo libero: «Si passa direttamente dalla Coppa del Mondo alla scuola e poi direttamente all’allenamento a secco», ha detto. «È faticoso. Ma la vita della maggior parte delle persone è impegnativa, non è poi così diversa».
La sua vicinanza all’U.S. Ski & Snowboard Center of Excellence di Park City è un altro vantaggio fondamentale. Si allena lì cinque giorni alla settimana quando è a casa, spesso con Foreste Peterson, che la guida sin dai tempi delle juniores: «Mi ha aiutato moltissimo, fisicamente, tecnicamente e mentalmente», ha detto Bocock. «Penso di poter essere tra le migliori ragazze. Voglio solo gare costanti. Tenere i piedi per terra, spingere forte e continuare a progredire».





