La stagione del “lungo” addio (inteso come cammino a tappe fino al ritiro, previsto al termine dell’annata agonistica) è iniziata, ma anche quella, possibile, di un testa a testa magari divertente e ricco di pathos con Mikaela Shiffrin per la Coppa del Mondo generale. Ed è cominciata bene per Lara Gut-Behrami, ticinese di Comano, classe ’91, una fuoriclasse che pur nel panorama clamoroso dei tanti talenti storici svizzeri, emerge prepotentemente, anche per la longevità (e palmarès) della carriera. E chissà come sarebbe andata senza un problema all’anca che le fece saltare tutta la stagione 2009-2010 (e quindi anche il primo appuntamento olimpico) e l’infortunio al ginocchio sinistro patito ai Mondiali di St. Moritz 2017, che ne ha rallentato il corso nel momento in cui era veramente al top (detentrice della Coppa del Mondo, per esempio). Ci è tornata, comunque, ancora più forte. E intanto ha piazzato una zampata davanti a Shiffrin proprio sul Rettenbach, sabato scorso, giusto per aprire le danze.

I suoi numeri sono leggendari. A Sölden, tanto per gradire, vanta cinque podi (come Zettel e Brignone, per carità) con tre vittorie però (come Tina Maze). La citata Shiffrin ha un podio in più (sei), ma un successo in meno (due, uno ex aequo con Fenninger). Il weekend è stato significativo per un’altra ragione. Gut-Behrami è diventata la svizzera con più podi in Coppa del Mondo, pareggiando i conti a quota 101 con Vreni Schneider. Va rimarcato come tra il primo e l’ultimo piazzamento nelle prime tre posizioni siano trascorsi quasi diciotto anni, per la precisione 17 anni e 265 giorni. Per trovare qualcosa di più estremo nel panorama dello sci alpino è necessario scomodare sua maestà Lindsey Caroline Vonn, forte di un differenziale di 21 anni e 64 giorni (2004-2025). Per altro, la ticinese, per terza nella storia dopo le azzurre Manuela Mölgg e Federica Brignone, è stata in grado di salire sul podio in gigante a 34 anni suonati, altro fatto non da poco. C’è di più: il differenziale maggiore tra prima (20 dicembre 2008, St. Moritz, discesa) e ultima (25 marzo 2025, Sun Valley, gigante) vittoria in Coppa del Mondo, cioè quasi 17 anni (e non è finita), è suo, uomini compresi. Un primato clamoroso.

Ne insegue altri: riuscisse a vincere 7 gare in questa stagione (impresa non banale, ma possibile) agguanterebbe la citata Vreni Schneider a quota 55 successi in Coppa del Mondo, record per la Svizzera femminile; se dovesse poi aggiudicarsi la classifica generale per la terza volta, sarebbe la prima a farlo (uomini compresi) a distanza di dieci anni dal primo titolo (2025-2016). Il primato è a quota otto e appartiene attualmente a lei, a Marc Girardelli e Annemarie Moser-Pröll. Con 101 podi, infine, Gut-Behrami è quinta nella classifica assoluta dal 1967: davanti ha solo Renate Götschl (110), la stessa Pröll (113), Lindsey Vonn (138) e Mikaela Shiffrin (157), le ultime due ovviamente ancora in attività.

E’ una Lara Gut-Behrami estremamente matura, consapevole, serena, in fiducia, come ha raccontato anche dopo la gara a RSI: «Nel corso di una carriera cambi, cresci. Mi rendo conto anche del modo in cui affrontavo io stessa le cose, già solo 10 anni fa. Ero molto più agitata per ogni cosa, andavo a mille, mentre invece adesso sto molto più sulle mie, anche perché so la quantità di energie che ho a disposizione e che alla fine mi servono in pista. Ricominciare con il ritmo-gara è completamente diverso rispetto all’allenamento. In passato ci sono state delle volte in cui mi arrabbiavo, oppure, mi sentivo tanto incompresa, facevo le mie varie battaglie, giuste o sbagliate che fossero. Adesso per me è fondamentale il fatto di vivere tutto assieme alla mia famiglia, il fatto di godermela al 100%. Non ho mai gareggiato per entrare nella storia, non ho mai pensato che quello che stessi facendo avesse un significato così grande. Possiamo trasmettere emozioni, incollare la gente davanti al televisore perché no, ispirare dei bambini a volerti emulare, ci sta. Ma è bello anche tenere le cose semplici. E l’autocritica ti permette sempre di migliorare. Sempre. La gara di sabato? Sono più contenta della seconda manche. Scheib? E’ stata la migliore a interpretare la fine del muro, soprattutto nella prima manche. Il calendario? Non so quanto sia attraente vedere i primi due mesi o quasi di Coppa del Mondo fatta solo di gigante e slalom. Sarebbe importante cercare di rendere il calendario equilibrato con lo stesso numero di gare, quello sì; ottimizzare le trasferte e poi se possibile parlare anche di come intercalare le gare».





