Una famiglia sconvolta da una tragedia identica a quella di Franzoso, pur con dinamiche diverse, giusto undici mesi fa, e sempre sorretta da una dignità infinita che fa onore a tutti i membri. La Fondazione Matilde Lorenzi (scomparsa il 28 ottobre 2024 per un incidente in allenamento) raccoglie consensi e iniziative legate al tema della sicurezza in pista. E non solo. Ne abbiamo parlato con la sorella di Matilde, Lucrezia, che ringraziamo per gentilezza e cortesia, slalomista azzurra da 21 gare in Coppa del Mondo, cresciuta nello Sci Club Sestriere, esattamente come il povero Matteo Franzoso.
Lucrezia, conosceva Matteo giusto?
«Sì, conoscevo molto bene Matteo, siamo cresciuti insieme nello Sci Club Sestriere, in Comitato e poi in squadra. Ci vedevamo sempre in palestra e avevamo un legame molto bello. Magari non ci sentivamo per un mese e poi quando ci trovavamo in palestra stavamo tanto a parlare, raccontandoci tutto. Dopo l’incidente di Matilde si era messo a disposizione della Fondazione per aiutarci a capire come migliorare la sicurezza e so che stava anche collaborando con un’azienda per sviluppare un nuovo airbag. Era entusiasta del fatto di dare il suo contributo e questo mi rendeva sempre orgogliosa del lavoro di squadra che stavamo facendo. Veramente un’anima speciale».
Sua sorella, Franzoso. Tragedie evitabili?
«Evitabili o no, non lo so. Credo nel destino ed è l’unico motivo per cui qualche volta riesco ancora a sorridere. Penso che Mati e Matte avessero la missione di cambiare il mondo dello sci e hanno fatto il loro compito. Ora sta a noi arrivare a capire che non deve più succedere».

Come si sta muovendo la Fondazione Matilde Lorenzi ETS?
«La nostra fondazione si sta muovendo su tre grandi obiettivi:
- Formazione (corsi di primo soccorso affinché allenatori e maestri di sci siano in grado di agire nel momento del bisogno e sensibilizzazione per riuscire ad arrivare dentro alle persone, non solo parole) tra l’altro è partita ieri la prima giornata.
- Dispositivi di sicurezza (sia individuali sia collettivi), quindi reti e materassi. Stiamo sviluppando un progetto bellissimo con l’altra scuola del politecnico Torino-Milano che con un’analisi oggettiva sarà in grado di mappare una pista con una scala di rischio. Un progetto molto ambizioso, ma ancora di più, oggi, fondamentale per il nostro futuro.
- Terzo (e difficile): riuscire a regolamentare le piste di allenamento. Al momento non hanno una legislazione specifica (se non quella che ha messo di recente FISI sulle omologazioni) quindi riteniamo che sia fondamentale. Anche dopo l’incidente di Matteo, come per la nostra Mati occorso sulle piste di allenamento, speriamo che dall’alto qualcosa si muova».
Come si può agire per cambiare in fretta la situazione?
«Le soluzioni a breve termine credo che possano essere immediate: aumentare la sicurezza in pista con le giuste protezioni (reti e materassi) e questo si può fare fin da subito. Per lo sviluppo di nuovi dispositivi di sicurezza, come tutti sanno, ci vogliono tempo, prove, studi e quindi non sarà immediato. Nel presente possiamo lavorare con quello che già abbiamo per progettare qualcosa di migliore nel prossimo futuro».




