Teresa Runggaldier: «Infortunio? L’ho vissuta bene. Magari ora trovo più sensibilità…»

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Sarà il DNA di famiglia (è figlia del grande Peter, 2 vittorie in Coppa del Mondo, 1 argento iridato in discesa, 1 coppa di superG, la prima italiana della storia), o la semplice filosofia di vita. Fatto sta che Teresa Runggaldier, tornata sugli sci a sette mesi abbondanti dal tremendo infortunio di Copper Mountain, in questa nostra breve chiacchierata colpisce veramente nel segno per sensibilità, serenità, maturità. Tanto di cappello. In pista, ha mostrato grinta, coraggio, talento. Era sul punto di esplodere definitivamente, le auguriamo ovviamente di tornare quanto prima agli stessi livelli e andare anche oltre.

Teresa, come sta adesso e com’è andato il rientro sulla neve?

«Sto abbastanza bene, a dire il vero avevo già rimesso gli sci due settimane fa con le Fiamme Gialle. Ovvio, non sono ancora al 100%, ma volevo sentire un po’ le sensazioni con gli sci ai piedi, toccare la neve, credetemi già così fa tanto. Il ginocchio destro è a posto, ovviamente ogni tanto mi dà un po’ fastidio perché deve “abituarsi” di nuovo a questa vita, ma è tutto a posto». 

Mentalmente quanto è difficile accettare un infortunio del genere quando sei proprio nel momento migliore della carriera, pronta al salto di qualità forse definitivo?

«Sinceramente? Me la sono passata abbastanza bene, nonostante fosse la prima volta con un infortunio così grave e non sapevo nemmeno cosa avrei dovuto fare, cosa mi aspettava. Ma l’ho passata bene, credetemi, non ho avuto problemi, mi è piaciuto vedere anche i progressi che facevo. Per me non è stata per niente pesante la riabilitazione. E mi son divertita anche con le mie amiche a casa, avendo passato un inverno diverso dal solito. E’ stato anche bello così. Ora devo lavorare tanto fisicamente, mi sento ancora un po’ indietro e poi vedremo come andrà. Mentalmente per me non è stato difficile, tutto succede per un ragione. Non era il momento perfetto, ovvio, perché nella stagione precedente ero andata bene dopo tanti anni e poi improvvisamente mi sono dovuta fermare, una situazione che mi… butta di nuovo indietro. Ma, ripeto, la prendo con filosofia, succede tutto per una ragione, doveva succedere: io faccio quello che devo fare, poi vediamo. Se vado di nuovo bene, perfetto; ed è ovvio che vorrei farlo, però dobbiamo aspettare. Prendo tutto come va, sono abbastanza positiva. Soprattutto, sono pronta per tornare ancora più forte di prima. Magari questo infortuno mi aiuterà a trovare ancora più sensibilità…». 

Quanto è stato difficile emergere in Coppa del Mondo rispetto agli altri circuiti e che ricordi ha del suo 11° posto in discesa a Crans Montana il 17 febbraio 2024?

«Sinceramente per me è stato più difficile emergere nelle gare di Coppa Europa che in quelle di Coppa del Mondo, soprattutto nella stagione migliore, 2023-2024. Ma perché le piste del circuito continentale sono molto più facili, si va più piano, la neve di solito è più molle e io in queste condizioni faccio tanta fatica. Quindi mi sono adattata abbastanza bene al piano più alto, diciamo così. Poi, ovvio, arrivare al top in Coppa del Mondo quello sì che è difficile, nelle 10 o nelle 5. Ma faccio mento fatica su pista e nevi più difficili. Crans Montana? Ricordo una gioia immensa: quando ho tagliato il traguardo in realtà ero decima, poi Muzaferjia è arrivata quarta con pettorale numero 28 e sono scalata di una posizione. Non me l’aspettavo, ma in realtà è stata una gara come tutte le altre, non mi sono sentita né particolarmente bene quel giorno, né male, ecco. Però mi è rimasto più in testa il 13° posto di Kvitfjell, in Norvegia, il 2 marzo successivo, in superG, specialità che amo, perché era una gara più difficile per me e poi successivamente sentire Federica Brignone al traguardo dire “che brava che è stata Teresa” mi ha fatto molto piacere. Mi è rimasto proprio in testa».

In bocca al lupo Teresa Runggaldier!

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