Alexander Ploner, un podio in Coppa del Mondo (terzo nel gigante di Kranjska Gora del 2004), ha fatto ritorno a casa. Dopo tre stagioni con la nazionale giovanile italiana, è tornato vicino alla famiglia. «Sono contento di questi anni in azzurro, ho ricevuto anche alcune proposte negli ultimi mesi, poi ho preferito tornare a San Vigilio di Marebbe». È stata una primavera particolare, fatta di idee, ipotesi e riflessioni. È stato contattato per salire in squadra A, per prendere in mano la formazione di Tommaso Sala, Alex Vinatzer e compagni per accompagnarli all’appuntamento più importante del quadriennio: i Giochi Olimpici. «Sarebbe stato un bel passo avanti, abbiamo iniziato a parlare per capire la fattibilità perché per seguire una squadra del genere devi avere certezze e fare le cose oltre il cento per cento – confida – Non me la sono sentita di percorrere quella strada, il giusto gradone sarebbe stato quello di salire in Coppa Europa, anche senza una responsabilità, in fondo a me piace allenare e non stare dietro una scrivania».
Poi si è presentata l’opportunità di seguire il gruppo Giovani, prima di decidere di fare un passo indietro e avvicinarsi a casa. «Dove non starò certo sul divano», racconta sorridendo. Perché c’è il B&B da gestire e poi uno sci club da portare avanti. È l’Erta, dove è presente anche Max Malsiner, un 2002 che è un po’ la punta di diamante del club. «Lui sarà seguito da mio fratello, ora stiamo definendo un po’ tutta l’organizzazione – dice – siamo una realtà molto, molto piccola. Con qualche atleta della categoria Cuccioli e altri di quella Ragazzi».
Saluta il mondo della Fisi ringraziando: «Mi è stata data praticamente subito l’opportunità di diventare responsabile e, se vogliamo, è stato un po’ un azzardo – dice – ho dovuto imparare abbastanza velocemente la parte gestionale». E poi si sofferma sulla nuova linea della Federazione Italiana Sport Invernali, ovvero questi gruppi giovanili decisamente allargati rispetto al passato. «Può essere una scelta valida, dove però servirà maggiore comunicazione tra Comitati e squadra – conclude – È un’opportunità per i ragazzi, numeri più ampi vuoi dire avere più possibilità che qualcuno emerga».




