Max Blardone esplode di gioia a Crans Montana. Una soddisfazione enorme che contagia tutta Italia. La gara odierna era tutt’altro che facile. Il caldo non dà tregua. Il tracciato è angolato ma con spazio, più spazio rispetto ai precedenti giganti. La neve si squaglia ed è trattata con solfato. La pista cede quindi, si creano segni davvero insidiosi per i big scesi con gli ultimi numeri nella seconda manche. Ma il buon giorno si vede già dal mattino. La prima manche vede al comando Marcel Hirscher, con soli due centesimi di vantaggio su Max Blardone. L’azzurro scia davvero bene, fluido come non mai su un fondo tutt’altro che ghiacciato. Contiene il distacco dall’austriaco sceso con il pettorale numero uno e pertanto avvantaggiato in termini di pista. Max sfrutta a sua volta il numero quattro, anche se si iniziano a vedere i primi segni lungo il tracciato. Il capolavoro arriva nella seconda prova. L’azzurro parte all’attacco e al contrario di alcune gare del passato, scarica la sua determinazione sulla neve in modo perfetto. E’ una sciata “morbida”, compatta e a tempo. Lo sci taglia sempre e ne consegue una discesa pulita, senza sbavature se non per un grosso rischio a metà tracciato quando per poco non scivola per terra, troppo appoggiato sullo sci interno. Max è reattivo, stabile con la parte alta del corpo e sempre aderente al terreno. Un successo reso ancor più prestigioso se si considera che ha battuto Marcel Hirscher, l’atleta del momento, quello che non sbaglia mai (inforcate escluse). L’atleta austriaco interpreta la gara con grande intelligenza tattica, sempre in anticipo in ingresso curva e più alto di linea rispetto ai concorrenti in uscita. Anche oggi, a tratti è sembrato sciare con margine, ma non è così. Lo stato di forma è perfetto e come spesso accade in questi casi, coloro che raggiungono il risultato non sembrano “andare a tutta”. Con questo podio, Hirscher diventa il favorito per la conquista della Coppa del Mondo generale e lo possiamo dire, con grande merito. Il connazionale Hannes Reichelt sale sul terzo gradino del podio, autore di una bellissima seconda manche. Undicesimo dopo la prima prova, riesce a trovare il giusto ritmo ed è superlativo sul muro finale dove non sbaglia nulla, a cominciare dal difficile cambio di pendenza che immette sul tratto più ripido. Anche per Reichelt possiamo parlare di una tecnica sopraffina, di un assetto sugli sci da manuale. Chi delude è Ted Ligety. Il campione statunitense chiude al nono posto e non riesce ad esprimere tutto il potenziale della sua tecnica. Al contrario di inizio stagione, è più arretrato, gli angoli degli arti inferiori sono più chiusi e si notano talvolta dei cedimenti che allungano le traiettorie e comportano perdita di velocità.
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