Alle interviste di rito le azzurre arrivano tardi, prima della cerimonia di premiazione la FIS ha inserito nel protocollo un momento toccante per ricordare Elena Fanchini. Le immagini che scorrono sui due maxischermi, il silenzio di tutto il parterre di Méribel, l’abbraccio della squadra azzurra. Così è stata ricordata, con un minuto di raccoglimento e poi un lungo applauso. Laura Pirovano è scossa, Elena Curtoni ha gli occhiali scuri e quando parla sembra avere una lacrima, Sofia Goggia dice di essere stata meglio ieri rispetto a oggi. È delusa della sua prestazione.
Sofia come riassumi la tua gara?
«La mia discesa l’avevo fatta, è una pista dove non riesci a fare una grande differenza perché i punti per fare la differenza non ci sono. È una pista dove devi trovare il connubio perfetto tra le spinte delle curve e quelle in cui invece devi frenare un po’. Quindi non era facile trovare quell’equilibrio lì, è chiaro che poi mai mi sarei aspettata una scivolata del genere o che mi prendesse così all’improvviso lo sci».
Cosa è successo?
«Non ho neanche capito la dinamica, sinceramente sono arrivata molto veloce, mi dispiace perché non avrò altre occasioni per prendere una medaglia qui a Méribel. È chiaro che è stato un comportamento molto strano da parte dello sci, riguarderò il video».
Maledizione mondiale?
«Macchè maledizione mondiale, è chiaro che tutti si aspettavano che la Goggia vincesse, perché se vince con una mano rotta… Però non è sempre così».
Avvicinamento difficile…
«Sì a gennaio ho preso tre cartelle ai cento chilometri orari, ho dovuto siringare più volte le ginocchia, dopo Cortina d’Ampezzo ne ho tolte quattro. Ho fatto una settimana di fisioterapia, una di atletica, sempre alla rincorsa».
Eri serena questa mattina?
«Forse più ieri di oggi, ero comunque tranquilla e concentrata sulla gara».
In realtà Goggia, al di là della clamorosa inforcata, non è mai stata quella di inizio stagione. Anche in lato ha sporcato alcuni passaggi, commesso qualche imprecisione, fatta una manche non perfetta. È andata così, il sogno del terzo titolo, dopo quello di Federica Brignone e Marta Bassino, si è infranto lassù in cima a quel numero. A tre curve dalla conclusione, a cinque porte dallo striscione giallo.