Max Carca è appena rientrato dal matrimonio di Razzoli – è stato più impegnativo che l’organizzazione delle squadre, scherza – adesso torna davanti ad uno schermo di un computer per seguire al meglio la programmazione della nuova stagione.
«Diciamo che la mia sarà soprattutto una regia – spiega il nuovo direttore tecnico maschile azzurro – l’obiettivo è quello che ci sia massima comunicazione interna tra i vari gruppi di lavoro. Un collegamento serrato tra tutti. Poi è chiaro che anche sulla neve ci andrò spesso, ma c’è completa fiducia nei vari responsabili di settore».
Qual è un po’ la filosofia di questo programma?
«Si è puntato su gruppi più ristretti per individualizzare al massimo il lavoro per ogni atleta. Un lavoro a 360 gradi che preveda salute, e dunque preparazione atletica, tecnica, set-up dei materiali e psicologia».
Tanti cambiamenti, entriamo un po’ nel dettaglio partendo della discipline tecniche.
«In entrambe le squadre c’è grande eterogeneità, un po’ in come tutte le Nazionali, con atleti più esperti e altri più giovani, e, proprio per questo, abbiamo cercato di limitare i numeri per un lavoro mirato.
Nello slalom è arrivato Simone (Del Dio) che conosce benissimo questo mondo: è chiaro che il programma di Vinatzer, che pian piano dovrà avvicinarsi anche al gigante, non può essere lo stesso di Razzoli o Gross. Avranno percorsi un po’ differenti (per esempio Razzoli e Gross non andranno in Argentina), ma con cinque atleti in squadra si può fare benissimo.
Un po’ lo stesso per il gigante: Girardi sarà più focalizzato su De Aliprandini che è tra i top 7 della specialità e ha le carte per essere ancora meglio piazzato nel ranking, Fill seguirà i più giovani che dovranno fare ancora un po’ di esperienza. Ma ripeto massima comunicazione tra tutti e su tutto per un confronto serrato, unito alla giusta personalizzazione. Che vuol dire anche non essere al via di tutte le gare, ma fare un percorso giusto in prospettiva futura. Ci sono traguardi immediati ovvio, ma quello principale sarà tra quattro anni».
Capitolo discesa.
«Il principio è lo stesso, quello dell’individualizzazione. Paris aveva bisogno di un lavoro particolare e con Ghidoni e Gufler lo farà: pochissima pista in estate, poi il 20 agosto ha il volo prenotato per il Sudamerica. La squadra ha qualche numero in più, rispetto a quelle delle discipline tecniche, soprattutto per una questione logistica che vuol dire principalmente disponibilità delle piste d’allenamento, ma lo schema non cambia, anche perché il mix qui tra chi conosce la Coppa del Mondo e chi deve fare ancora esperienza c’è tutto. La scelta di Lorenzo Galli va in questa direzione; ha lavorato in Coppa del Mondo prima, ha seguito i giovani sino alla scorsa stagione: è una risorsa della nostra federazione, era scontato puntare su di lui. Ma con quattro allenatori nello staff si potrà curare ogni aspetto per i singoli atleti. E poi al momento delle gare si lavorerà tutti insieme ed ecco che torna quello che ti dicevo prima: massima comunicazione tra i gruppi».
Stesso discorso per la Coppa Europa?
«Stesso discorso, obiettivi diversi. I gruppi sono ancora più eterogenei con tanti polivalenti: sarà importante fare bene in Coppa Europa e assaggiare la Coppa del Mondo. Step by step, ma senza dormire, l’obiettivo è quello di salire prima possibile.
Abbiamo anche qui ristretto i gruppi con lo stesso principio della Coppa del Mondo, ma è chiaro che non sono chiusi: chi va forte, in Coppa Europa come in Coppa del Mondo, troverà sempre spazio».
Programma estivo?
«Poco ghiacciaio e tanta preparazione atletica. Poi dopo due anni si potrà ripartire per l’Argentina. Le prenotazioni sono state fatte, speriamo che non ci siano problemi dell’ultima ora. Nel caso abbiamo già pronto un piano B».