È questione di ore, poi i riflettori su Pechino si spegneranno e inizierà ufficialmente il conto alla rovescia verso Milano-Cortina 2026. Questa sera (ore 20 locali, ore 13 italiane) la cerimonia di chiusura di questa edizione dei Giochi Olimpici che all’Italia sono valsi 17 medaglie. È la seconda migliore spedizione azzurra, dopo Lillehammer 1994 che resta la migliore di sempre. «Avevamo gente come Deborah Compagnoni e Alberto Tomba che avevano capitalizzato tutto – racconta il presidente del Coni, Giovanni Malagò -. Siamo cresciuti del 70% rispetto a PyeongChang, non c’è mai stata una crescita così ampia in una edizione invernale».
All’Hotel Regis di Pechino, il numero uno dello sport italiano ha incontrato i giornalisti per il bilancio finale, snocciolando dati interessanti. «Gli sport invernali sono cresciuti del 50%, quelli del ghiaccio hanno conquistato il record di medaglie». I medagliati provengono da sette regioni d’Italia «e le prime quattro di questa classifica sono quelle che ospiteranno i Giochi del 2026». Lombardia precede Veneto, Bolzano e Trento. Una edizione dei Giochi Olimpici al femminile; contando le miste, oltre il 61% per cento è rappresentato da quote rosa. Il presidente del Coni, che si sofferma sui risultati e non vuole tornare sulle polemiche frequenti scoppiate all’interno della spedizione azzurra, menzione tra i grandi atleti anche Federica Brignone. «La sciatrice più anziana ad aver conquistato una medaglia nello slalom gigante, la quinta italiana ad aver conquistato nella stessa disciplina due medaglie».
Sono trascorsi solo sette mesi dalle Olimpiadi estive di Tokyo, «mai nella storia era successo, come mai è stata così complicata la gestione – aggiunge Malagò -. È stata un’esperienza unica e irreplicabile (speriamo il commento in coro di tutti, ndr), ora torniamo nella nostra vecchia e cara Europa, dove ritroveremo l’atmosfera olimpica». Il Coni tira le somme anche di una “combinata” estate-inverno, che all’Italia è valsa 57 medaglie complessive (40 + 17), un settimo posto alle spalle di Stati Uniti, Cina, Russia, Gran Bretagna, Germania e Giappone. Per l’Italia sono arrivate medaglie da 20 discipline a Tokyo e da 8 a Pechino: numeri «che ci vedono al terzo posto dietro a Stati Uniti, Russia e Italia».
Ma ora è tempo di pensare a Milano-Cortina. Rispetto a Pechino (tralasciando ovviamente tutte le problematiche Covid-19) che cosa promette il numero uno del Coni? «L’atmosfera». Cioè quel pubblico, quella festa, quello spirito che sono mancati in queste ultime edizioni, anche a PyeongChang, dove non esistevano problemi di Covid-19. E sul lato sportivo? Progetti con i giovani, progetti speciali per quegli atleti già più maturi, ma per fare le cose in grande, servono anche le giuste risorse economiche. «A parole sono mesi che ci dicono di essere pronti a sbloccare questa situazione – spiega Malagò -, invece siamo già oltre i tempi e, non lo nascondo, siamo in ritardo. Qui vanno presi ragazze e ragazzi e messi nelle condizioni di allenarsi in modo permanente per quattro anni».
E allora mentre Pechino si prepara a spegnere il fuoco di Olimpia, gli occhi del mondo si spostano sulle bellezze dell’Italia per quella che sarà finalmente di nuovo una vera Olimpiade invernale. Road to Milano-Cortina 2026.