Non chiamatelo capitano o leader perché non si riconosce in queste definizioni, sa di essere uno dei migliori slalomisti al mondo ma non ama fregiarsi di questi titoli. Lo sci è uno sport individuale, lui però mette al centro il concetto di squadra e di collaborazione reciproca. Clément Noël racconta se stesso, senza però dimenticare due colonne portanti della Nazionale francese: Jean-Baptiste Grange e Julien Lizeroux. Non lo dice apertamente, però in qualche modo si percepisce che semmai loro due potevano essere capitani. Trova anche più di una motivazione per avvalorare la sua tesi, legata alla straordinaria carriera, alla determinazione e al grande contributo che hanno dato all’intera squadra. «Non ci sono ruoli e io non sono il capitano – racconta – Siamo un bel gruppo di atleti che si trainano a vicenda, certo che i due veterani ci hanno guidato nel migliore dei modi. Io ho portato alcuni benefici a loro e, altrettanto, JB e Julien hanno fatto con me. Sono stati un prezioso aiuto per quanto riguarda la gestione delle gare, degli allenamenti e della mia carriera, in modo particolare Jean-Baptiste che ne ha avuta una simile».
Le squadre delle discipline tecniche sono tornate a essere unite. Con la chiusura della carriera dei due portabandiera, gigantisti e slalomisti formano un gruppo unico, pur avendo riferimenti tecnici differenti e, a volte, programmazioni altrettanto diversificate. Normale, visti i calendari. Clem, così chiamato da Simone Del Dio, non ha dubbio sulla metodologia di lavoro. Preferisce far parte di una squadra e condividere con i compagni allenamenti e avventure perché così vengono garantiti divertimento e motivazione. Non si vede in un team privato, come per esempio il connazionale Alexis Pinturault, anzi, è il primo a cercare riferimenti e confronti. «Non solo sugli sci, anche durante la preparazione atletica – dice – Certo, mi piace anche lavorare da solo, meglio se però ho i compagni al mio fianco che mi permettono di capire il livello di crescita. A volte qualcuno è più avanti durante l’allenamento e questo non può che essere uno stimolo per continuare a lavorare».
È un riferimento dello slalom di oggi, vietato però fermarsi perché all’estero in tanti lo osservano e cercano di avvicinare la sua sciata. Sorride quando gli facciamo notare questo aspetto, si distende e si lascia andare a un tanto meglio, anche io a mia volta mi ispiro ad altri. Quando si parla di sci moderno, lui fatica un po’ a comprendere questa affermazione. Il perché è racchiuso nella naturalezza del suo gesto tecnico. «Ho sempre sciato un po’ così ed è senza dubbio un mio punto di forza – racconta – Mi sembra tutto abbastanza naturale, anche se lavoro in modo costante per continuare a migliorare».
Riconosce i progressi che ha fatto, riconosce anche la professionalità del suo team che lo ha aiutato a raggiungere il vertice. A capo dello slalom francese c’è sempre l’italiano Simone Del Dio, poi tanti altri tecnici pronti a sistemare ogni singolo dettaglio. «È anche grazie a loro se oggi sono qui in alto, perché hanno una visione pazzesca dello slalom, è una bella chance avere Simone qui con noi. La sua esperienza è incredibile, porta moltissimo al nostro gruppo e ha un occhio molto affinato sulla tecnica. Stesso discorso con Stefano (Dalmasso, ndr) con il quale condivido e discuto sui materiali da utilizzare: ha tantissima esperienza».
L’essere squadra, è forse più facile in Francia, dove Albertville rappresenta un vero e proprio quartier generale per gli sciatori di altissimo livello e non solo. Chi più in qua, chi più in là, gran parte degli atleti vivono nei dintorni di questa città, che permette di raggiungere in poco tempo numerose località sciistiche, ma soprattutto consente di sfruttare appieno il centro di preparazione. Tutti i giorni, mattina e pomeriggio, sempre insieme agli altri ragazzi con i quali si condivide anche il lavoro a secco. Un atout che contribuisce a rafforzare il concetto di gruppo unito. Un sistema che funziona. Anche Clément Noël ha scelto di trasferirsi ad Albertville, ormai da quando ha compiuto 18 anni. Un cambio di vita per lui che è nato a Remiremont, nella regione del Grand Est (Vosgi), dove è vero che si scia, ci sono piste e località, ma è anche vero che non sono zone paragonabili a quelle della Savoia o dell’Alta Savoia. Lui ha iniziato a scivolare sulla neve vicino a casa, quando aveva appena 24 mesi, insieme ai suoi genitori e a suo fratello. Una famiglia di sportivi e di sciatori, con alcuni parenti che ancora oggi sono maestri di sci. «Mi è subito piaciuto, poi i miei amici sciavano tutti e presto siamo diventati un gruppo». Prima il gioco, poi anche per Clem è iniziata la classica trafila delle gare e il trasferimento, all’età di 15 anni, a Val d’Isère, dove ha vissuto in una famiglia che lo ha ospitato per tre anni e consentito di portare avanti sogni e una carriera ancora molto giovane. «Praticamente è da quando ho 15 anni che mi sbroglio da solo, qualche volta torno a casa dai parenti, altrimenti sto qui».
Poco prima del parallelo di Lech ha preso la sua macchina e in una manciata di minuti e chilometri ha raggiunto Tignes, dove per un giorno siamo stati al seguito della Nazionale francese. Entriamo in uno chalet tutto di pietra e legno, camere al primo e al secondo piano, un grande salone al dernier étage. È un po’ casa Francia nel mese di novembre e da lì transitano atleti e allenatori che in qualche modo vivono un po’ tutti insieme consolidando, anche in questo caso, team e rapporti. Clément arriva di corsa, ci chiede anche scusa per qualche minuto di ritardo, che in Italia verrebbero considerati ancora piena puntualità. Salut Clément, ça va? Dicono alcuni atleti che stanno facendo stretching e qualche allenatore che inizia invece lentamente ad avvicinarsi alla cucina. Sono le 18 del giorno d’arrivo: i tecnici arrivano alla spicciolata con una bottiglia di vino in mano, gli skiman sono già nel garage a preparare i materiali e Clément è arrivato da pochissimo. Ci sediamo e inizia a raccontarsi, mostrando la sua semplicità e soprattutto calma. Non c’è domanda che lo faccia innervosire, neppure quella tanto gettonata e di attualità, su che cosa pensa del parallelo. Riflette e risponde, con idee chiare. Simone dice di lui che è un tipo calmo. Ci pensa un attimo… «Generalmente sono così, ma quando ci sono allenamenti che non vanno bene oppure esco alle gare, mi innervosisco piuttosto tanto – dice – Amo lo spirito della competizione e quando sbaglio non riesco a rimanere tranquillo: dura poco, 10-15 minuti, in quei minuti però… Poi ritorno a essere calmo, cerco di capire quello che non ha funzionato per la prossima volta».
Nei progetti di Noël non c’è più solo lo slalom; anche il gigante sta trovando sempre più spazio perché dice che è importante avere una seconda disciplina, nonostante non voglia sentir parlare di risultati in questa fase. Ha una visione a lungo termine, ma soprattutto abbina la specialità principale dello sci alpino per gareggiare di più. «Perché fare solo dieci slalom in una stagione mi sembrano un po’ pochini, inoltre la pressione aumenta in modo considerevole. Invece con il gigante posso partire e provare, senza essere sempre sotto stress: nella mia carriera può certamente essermi d’aiuto, credo che i miglioramenti in gigante mi permetteranno di crescere anche come sciatore in generale e nello slalom».
Articolo realizzato a novembre e pubblicato su Race Ski Magazine di dicembre 2021.