Le migliori atlete sono scese, la tripletta che in tanti hanno sognato non c’è stata, ma è ugualmente una giornata storica e trionfale per l’Italia. I tecnici scendono alla spicciolata dalla pista, utilizzando quella laterale che porta dritta al traguardo. Si aggiungono ai colleghi già in festa in un parterre a forti tinte azzurre. Non c’è una persona che riesce a trattenere le lacrime. Loro solo sanno quanto hanno fatto in questi anni e in questi giorni per arrivare a ottenere questo risultato. C’è da festeggiare una doppia medaglia e c’è da voltarsi indietro a ripensare a questi 23 giorni che hanno separato Sofia Goggia dalla caduta di Cortina d’Ampezzo alla partecipazione alla discesa discesa olimpica.
«L’abbiamo fatta grossa» dice Giovanni Feltrin, responsabile delle discesiste che mentre si asciuga una lacrima riceve l’abbraccio di Alberto Ghezze, con il quale ha lavorato una vita a più livelli. E tra i più emozionati c’è propri Alby, che oggi indossa la giacca di Milano-Cortina 2026, ma che non si è perso un secondo di gara. Lui che quella squadra l’ha seguita, ha visto la discesa dalla zona mista, ma è come se fosse stato in pista con la radio, pronto a dare ancora quell’ultima indicazione. Anzi, forse sarebbe stato più tranquillo. È tra i primi a lasciarsi andare in un pianto e ad abbracciare i colleghi con i quali ha lavorato una vita. Vera emozione sua e ti tutti. Non vuole parlare, si gode il momento, «perché i protagonisti sono loro» dice indicando il plotone d’azzurro vestito. Quello che arriva sempre più numeroso e alla spicciolata, quello che si commuove sempre più a ogni abbraccio.
Arriva Luca Scarian, arriva Christoph Atz, lo skiman di Nadia (e della sorella) che viene travolto da un caloroso abbraccio di Nicol, che salta e festeggia come se quella medaglia l’avesse vinta pure lei. Poco dopo è il momento di Much Maier, che si era già lasciato andare a un po’ di festeggiamenti in pista, mentre poco più in là Andrea Panzeri, responsabile della commissione medica, racconta il retroscena in lacrime. «Ci ha creduto, ha avuto un grande coraggio – dice riferendosi a Sofia -. È stata una decisione tosta e criticabile, ma c’erano i presupposti, vista anche la pista. Il superG? Era troppo presto, era questione di giorni, anzi di ore: ci sono tempi di guarigione biologica che non posso essere troncati».
È felice anche Luigi Devizzi, osteopata e fisioterapista che in questi giorni ha trattato giorno e notte Sofia Goggia, «lavorando sotto stress perché il tempo stringeva, senza comunque mai distogliere l’attenzione dalle altre ragazze». Poi continuano ad arrivare gli altri tecnici: Paolo Deflorian, Gianluca Rulfi, Paolo Stefanini, Daniele Simoncelli, Marcello Tavola, lo skiman Babi. Uno dietro l’altro fino a comporre una macchia azzurra sul traguardo, che si abbraccia, si scioglie e si commuove. A Yanqing oggi sono lacrime azzurre.