Da sempre lo sci mette alla prova gli atleti in condizioni estremamente variabili, mai uguali per tutti. Oggi questo fattore è parso ben evidente. L’inverno che continua a tardare presenta uno scenario triste a Zagabria. Boschi e praterie interrotti da una striscia bianca che chiamare neve è quasi un insulto. Si prova a rendere la pista di gara compatta grazie agli additivi chimici, ma non c’è possibilità di fare miracoli. La classifica della prima manche rispecchia l’ordine di partenza, a testimonianza del forte handicap di una pista che si sfalda. La classifica finale però premia i migliori, non solo grazie al pettorale di partenza. Marcel Hirscher è bravo a sfruttare il numero 1 della prima frazione, ma lo è altrettanto a confermarsi vincitore in mezzo alle buche della seconda manche, disegnando comunque traiettorie strette e finendo spesso la curva prima degli altri. Impressiona Felix Neureuther, fluido nell’azione, ma anche fortunato in un paio di passaggi al limite che nemmeno lui sarebbe forse in grado di ripetere. Ivica Kostelic sale sul terzo gradino del podio di casa e volendo cercare il pelo nell’uovo, pare meno continuo e morbido nell’azione su pista segnata rispetto ad altre occasioni. Per la prima volta in stagione non vediamo un azzurro sul podio dello slalom, ma Cristian Deville lo manca per poco. Il pettorale numero 6 è forse la causa: quattro decimi di secondo scarsi pagati sicuramente per la pista nella prima frazione. Ma la costanza di rendimento rimane il punto di forza dell’atleta fassano che ora occupa il terzo posto nella classifica di specialità e abbastanza curiosamente, il dodicesimo in quella assoluta, miglior azzurro. A causa degli enormi distacchi della prima manche, non sono state possibili le grandi rimonte che abbiamo potuto registrare nelle scorse gare di slalom. Stefano Gross (10°) e Patrick Thaler (13°) però, hanno saputo interpretare al meglio la seconda manche, recuperando preziose posizioni grazie rispettivamente al terzo e quarto tempo di manche.