Caso Luitz, cerchiamo di capirne di più

Caso Luitz. Cerchiamo di fare un po’ chiarezza.

WADA E FIS – La Wada fissa l’elenco delle sostanze proibite, quelle considerata doping, la Fis deve ovviamente rispettarle, ma poi puoi comunque legiferare sui suoi eventi, in modo più restrittivo, sempre in accordo con il World Anti-Doping Code. L’articolo 2.12 FIS Anti-Doping Rules è piuttosto chiaro in materia (It is prohibited for any National Ski Association, its representative or team members to bring and/or use any of the following scientific or medical equipment (“Equipment”) into/at any Event Venue during FIS World Championships, World Cups and other competitions registered in the FIS Calendar:
– Oxygen tanks, cylinders and related devices;
– Hypoxic or hyperoxic tents, chambers and related
devices;
– Cryogenic chambers for whole body cryotherapy and
related devices).
Dunque niente ossigeno per gli atleti in occasione degli eventi Fis. Si può utilizzare allora solo in allenamento, sempre se il comitato olimpico nazionale non abbia a sua volta una regolamentazione ancor più restrittiva in questo campo. Per esempio è il caso dell’Italia, dove il Coni vieta anche l’utilizzo delle camere iperbariche per rischio di edema polmonare. In Fisi anni fa c’è stato il progetto di utilizzare ossigeno in quota in allenamento quando i ‘giri’ degli atleti sono tanti e il recupero è davvero tangibile con questa pratica. Adesso non si può più: se un tecnico o un atleta azzurro facesse questa pratica e fosse ‘beccato’ sarebbe sanzionato dalla normativa del Coni che è ancor più restrittiva rispetto alle della Wada e della Fis. Perché la Fisi, che fa parte del Coni, deve rispettare le norme del Coni, della Fis e della Wada e non può appellarsi al fatto che la Fis lo consente.
A maggior ragione anche se le leggi del Colorado non punissero l’uso dell’ossigeno: in questo caso vale la norma della Fis, perché la Coppa del Mondo è un evento organizzato dalla Fis. Facciamo un esempio: in Colorado è ammesso l’uso di cannabis, ma un atleta fosse controllato e trovato positivo alla cannabis non potrebbe giustificarsi dicendo che è permessa in quello stato, visto che, in questo caso la Wada, la vieta per le manifestazioni sportive…

REGOLE – Se Luitz abbia avuto un reale vantaggio dall’utilizzo dell’ossigeno vista la quota di Beaver Creek in realtà poco importa. Forse tra una manche e l’altra non è così evidente, ma la regola è piuttosto chiara e se infranta porta a sanzione. L’unico dubbio è quello che il procedimento sia stato avviato dopo un ricorso di altre nazionali. Ci sono giudici e delegati Fis, ma ovviamente tutto non possono vedere. Altro esempio. Se viaggio a 57 km/h in un tratto di strada dove il limite è 50 posso passarla liscia, ma se c’è un controllo non posso giustificarmi dicendo che non ho visto il cartello o che non ero pericoloso: la multa me la fanno lo stesso anche per pochi chilometri orari (calcolando la tolleranza…). Certo nessun passante dirà alla polizia urbana che sto viaggiando a 57 km/h. A Luitz invece è andata diversamente: testimonianze, sembra anche un video fatto da altri e arrivato alla Fis. A questo punto la Fis non può non far partire il procedimento e poi prendere una decisione: infatti non avendo prove evidenti non lo ha immediatamente squalificato, lo ha fatto dopo, (crediamo) dopo tutti gli accertamenti del caso. Il principio di ‘fare la spia’ forse non ci piace molto, perché la palla alla discrezionalità di chi vede e poi decide se denunciare o no il fatto. E soprattutto conosce i regolamenti. La Nazionale tedesca non lo ha fatto di nascosto, semplicemente non sapeva della norma della Fis, ma purtroppo per Luitz, ignorantia legis non excusat vale in tutto il mondo. Certo potrà fare appello alla Court of Arbitration for Sport (o TAS, il Tribunale arbitrale internazionale dello sport, se vogliamo dirla all’italiana) di Losanna entro tre settimane. Vedremo cosa faranno i tedeschi, su quali argomenti poggeranno il loro ricorso, in fondo non siamo i loro avvocati.

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