PREMESSA. Scusate il ritardo, di solito scrivo il lunedì, ma non essendo in pensione devo per forza pestare la neve ancora per un po’ e la primavera è il momento di attività più intenso per le categorie minori, che ormai frequento con assiduità. Non perché non mi piace scrivere quando l’Italia vince in WC come qualcuno insinua. Anzi, tifo sempre fortemente per i nostri atleti, ne approfitto infatti (anche se normalmente commento solo i maschi) per complimentarmi con Sofia Goggia per le due grandissime vittorie e per la stagione eccezionale. Vittorie importantissime anche in prospettiva olimpica, spero impari presto anche a vincere rischiando un po’ meno, mi fa sempre prendere dei grossi spaventi davanti alla tv, d’altro canto però è senz’altro questo lo spirito vincente che deve avere un atleta a questi livelli. Bravissimo anche ad Alexander Prast che con un ottimo argento in discesa apre i campionati del mondo junior di Are, sperando sia di buon auspicio per un il prosieguo della manifestazione. Premessa doverosa, capite d’altronde che dopo l’aver manifestato le mie forti ambizioni per la FISI, sarebbe stupido tifare contro per ritrovarmi poi magari fra un anno con troppo lavoro da fare.
KRANJSKA GORA. Luci ed ombre invece nel weekend maschile. Eccezionale la prima manche di Stefano Gross, sempre continuo nell’azione, sempre vincolato al terreno, con lo sci che taglia per tutti i centimetri della curva e riprende a farlo nella successiva senza soluzione di continuità. Peccato per le indecisioni della seconda manche, l’occasione era troppo ghiotta per sprecarla. Purtroppo già dai primi piani di Stefano inquadrato nel leader corner, si intuiva che la tensione interna era molto alta e che avrebbe dovuto combattere più con sé stesso che con gli avversari per vincere. Mi spiace immensamente per lui, perché anche se un secondo posto è sempre un’impresa eccezionale, la mancata vittoria potrebbe minare la sua consapevolezza nelle future occasioni. Le vittorie sono sempre la benzina migliore per alimentare la fiducia in sé stessi. Strano dirlo per un secondo posto, ma Sabo dovrà subito dimenticare la seconda manche e concentrarsi sulle buone sensazioni della prima. Discrete e più o meno similari le prestazioni di Manfred Moelgg e Florian Eisath entrambi al settimo posto in slalom il primo, in gigante il secondo. Sciano in mezzo al sale e ai buchi della pista con tanti piccoli errori e senza quello spirito guascone che forse avrebbe permesso loro di primeggiare. Poco da sottolineare per il resto della compagnia, Roberto Nani si qualifica in ventesima posizione in gigante pur senza venir fuori del tunnel tecnico nel quale è precipitato.
GIOVANI E VECCHI. Discorso diverso invece penso vada fatto per quanto riguarda i nostri giovani e i nostri “vecchietti”. So che l’argomento sarà senz’altro difficile e impopolare, ma ritengo che comunque vada affrontato, cercherò di farlo nel modo più asettico che mi è possibile. È indubbio che Patrik Thaler ha fatto un’impresa nella seconda manche dello slalom, non è nuovo a ciò, più volte ha rimontato nella sua carriera e anche due dei suoi tre podi in WC sono frutto di seconde manche all’arrembaggio. Stessa identica impresa era alla portata di Cristian Deville e come ha già scritto Marco Pastore: «peccato quegli otto centesimi di troppo per la qualifica» Grandi atleti e grandi persone entrambi! Talhi è un esempio di perseveranza per tutti, è il più anziano della WC, continua a stupire. Lo conosco dai tempi in cui l’ho accompagnato giovanissimo alla sua prima gara internazionale per la gioventù, non ricordo neanche l’anno, atleta esemplare, ottimo padre, ottima persona che stimo anche per vicende famigliari personali che ci accomunano. Lo stesso posso dire di Cristian che tra l’altro ho cercato di aiutare, o quanto meno supportare per quanto era a me possibile, nella sua estate solitaria (se si esclude il suo gruppo sportivo) sulle piste dello Stelvio. Dopo aver doverosamente detto ciò, la domanda che mi pongo è la seguente: per la FISI era giusto portare loro o era meglio puntare sui giovani? Magari Hans Vaccari o Alex Vinatzer (fresco vincitore degli EYOF) che ci rappresenteranno in slalom ai Mondiali Juniores o su Simon Maurberger che sta crescendo anche in questa disciplina? Le possibilità c’erano tutte in quanto solo Vinatzer ha un punteggio oltre i cento al mondo e quindi poteva benissimo essere iscritto alla gara (regola FIS questa assurda e da modificare al più presto!). Sarebbe stato un segnale chiaro e forte. Inoltre il contingente per la prossima stagione è già ampiamente e meritatamente conquistato, quindi anche questo problema non sussisteva. Facile rispondere dicendo «portiamoli tutti», giovani e vecchi, ma i numeri sono numeri e ciò non è possibile, quindi decisione difficile e come anticipato impopolare per un DT.
GRANDI EVENTI. Personalmente ritengo che il primo dovere di una federazione, naturalmente quando si parla dell’alto livello e non della ricerca del talento o della diffusione della pratica sportiva, sia quello di vincere medaglie ai Mondiali e soprattutto alle Olimpiadi. Il CONI stesso impone ciò, addirittura la suddivisione dei fondi statali che vengono assegnati è in funzione dei risultati ottenuti ai grandi eventi. Se ben si pensa in quasi tutti gli sport la federazione si occupa esclusivamente dei Mondiali e delle Olimpiadi, mentre la normale attività è a carico dei singoli club, solo negli sport della neve tutta l’attività della Coppa del Mondo è totalmente supportata dalla FISI. Non voglio qui sindacare se questo è giusto oppure no, ci sono pro e contro e da tanto se ne discute, ma attualmente queste sono le regole e così bisogna giocare. In questa ottica tornando alla gestione dei giovani e degli…chiamiamoli anziani, forse nel caso specifico la priorità a Kranjska Gora spettava ai giovani soprattutto in vista di Pyeongchang 2018 o di Cortina 2021. Thaler ha partecipato con scarso successo a cinque edizioni dei mondiali (Are 2007 DNF1, Val D’Isere 2009 7°, Schladming 2013 DNF2, Beaver Creek 2015 DNF2, Saint Moritz 2017 24°) e a tre edizioni delle Olimpiadi (Sestriere 2006 DNF1, Whistler 2010 DNF2, Sochi 2014 DNF1); Deville ha partecipato a tre edizioni dei Mondiali (Bormio 2005 DNF1, Are 2007 DNF2, Garmisch 2011 7°) e a una edizione delle Olimpiadi (Whistler 2010 DNF1). Entrambi hanno poi una media podi gare disputate di tre podi su 163 gare di WC per Thaler, e di una vittoria e tre podi per Deville su 119 gare. Numeri e statistiche impietose che non bastano però ad affermare che i due non possano cogliere l’opportunità della vita magari proprio fra dodici mesi al prossimo evento Olimpico in Corea, è già successo altre volte, nello sci tutto è possibile lo so bene. A ben guardare però verrebbe da affermate che sarebbe giusto dare strada ad altri, verificare se gli emergenti hanno carte più buone da giocarsi, fargli almeno maturare esperienze per il futuro. D’altro canto è altresì vero che i nostri giovani, che si stanno affacciando al palcoscenico internazionale, sono ben lontani da questi risultati e non hanno ancora minimamente dimostrato di poter impensierire sul campo i nostri gloriosi vecchietti (il perché poi non ci siano giovani competitivi è ancora tutto un altro problema!). In definitiva allora che fare? Come comportarsi? Come detto non spetta a me e non voglio prendere posizione, sono affezionatissimo ai due ‘anziani’ e credo di aver dato un contribuito al loro successo, non conosco troppo bene tutti i giovani del panorama italiano di slalom per poter dare giudizi, molto semplicemente volevo porre il problema, sviscerare un argomento che tra l’altro è pregnante e attuale in tutte le attività lavorative della nostra società.