Kitzbuehel e Schladming, due grandi occasioni per Manfred Moelgg

LO SLALOM DI WENGEN – Difficile scrivere qualcosa di nuovo, difficile non ripetersi, vince sempre Henrik Kristoffersen, ormai l’avrete capito, perché l’ho scritto e riscritto, è il mio punto di riferimento tecnico, ha aggiornato il manuale del buon allenatore e come tutti i grandissimi ha anticipato l’evoluzione futura dello sci. Questa volta si è permesso di controllare senza spingere a tutta nella parte centrale della seconda manche, così facendo ha anche rischiato un po’, in quanto un Marcel Hirscher, sempre più innervosito dal dover recitare il ruolo dell’eterno secondo, ha azzeccato la solita seconda ottima seconda manche fregandosene altamente dei segni sul tracciato. Anche questa volta non è bastato per battere il vichingo e sale il rimpianto per non aver visto il duello alla prima uscita di Levi, probabilmente il risultato sarebbe stato il solito. Sempre lo stesso film da commentare, ma con questo non manca certo lo spettacolo che i due regalano a iosa. Terzo sul podio questa volta un sempre più costante e competitivo Felix Neureutheur, che piano piano sta ritrovando la giusta forma per poter tornare a competere per la vittoria. Bene nella prima manche i nostri, male nella seconda perché potevano rischiare di più. Tommaso Sala doveva sfruttare il numero uno di partenza, Giuliano Razzoli troppo attento a recuperare punti di WC per rimanere nei trenta al mondo, qualche problema per Stefano Gross che nell’ultima parte di gara tira sempre i remi in barca, troppo contratto sia nella prima che nella seconda Manfred Moelgg.

MOELGG –  Voglio dare un consiglio a Manfred: ora che sei tornato a partire nei primi sette, per la precisione sei terzo nella start list (WCSL) con 429 punti, quindi con la quasi certezza di rimanerci fino ai mondiali di febbraio, usa queste due gara Kitztbuehel e Schladming, che sono le più belle della WC, per tentare l’impresa. Non accontentarti di un piazzamento e neanche del podio, spara a tutta per vincere, magari dominando, sei nelle condizioni migliori per farlo, a questo punto della carriera un podio in più o in meno non ti cambia la vita, una vittoria a Kitz iscrive il tuo nome nella storia e sulla cabina dell’ovovia, Schladming poi è dai tempi di Tomba che non si tinge di azzurro. Provaci senza i tentennamenti della prima manche di Wengen con il numero uno, o della seconda con linee troppo sicure, rischia il tutto per tutto, tenta l’impresa da raccontare ai nipotini, poi ci saranno i mondiali e lì i ragionamenti da fare saranno diversi.

La FIS. Siamo a metà stagione e si sono corse solo due discese, Val d’Isere e Val Gardena. Troppo poco! Se nulla si poteva fare vista la assoluta carenza di neve nella trasferta nord americana di inizio stagione, nelle due ultime occasioni: Santa Caterina e Wengen, bastava uno spostamento di data per permetterne il regolare svolgimento. Certo, con il senno di poi siamo tutti maestri, ma è facile dire adesso che l’aver rinunciato allo spettacolo di due discese della levatura delle località citate, a favore poi di due combinate, non sia stata una scelta felice. Ho iniziato non a caso parlando solo dello slalom perché ritengo sia l’unica gara corsa del weekend, la combi di venerdì è stata ridicola dimostrando a tutti che in alcune occasioni purtroppo i risultati nello sci alpino sono quantomeno casuali. Nella località svizzera bastava forse far disputare lo slalom sabato e la discesa domenica per portare a casa entrambe le gare, lo si era ventilato già a inizio settimana, ma seguendo il consiglio di uno pseudo super esperto meteorologo locale la FIS ha deciso poi, sbagliando, di mantenere il programma originale. Come già affermato stimo Marcus Waldner, credo però debba decidere di più in prima persona, senza affidarsi di volta in volta alle decisioni delle televisioni nel caso di Santa, o di fantomatici guru del tempo come in questo ultimo caso. Un leader che si rispetti deve assumersi questa responsabilità, quando si sbaglia da soli si hanno anche meno rimpianti. Probabilmente le discese verranno recuperate ma a fine stagione quando il grande pubblico penserà già alle vacanze al mare…

UNIVERSITA’ – Il giovane e forte canadese Erik Read, allenato dal nostro Paolo Deflorian, era assente a Wengen non per infortunio o malattia, ma perché impegnato in patria nelle gare di selezione per le fasi finali del campionato universitario canadese. Proprio così, Erik frequenta l’università, e l’unico modo per ottenere una cospicua (sembra sessantamila dollari) borsa di studio è quello di qualificarsi e partecipare alle universiadi. Strano ma i risultati di Coppa o dei prossimi Mondiali non vengono presi minimamente in considerazione dalle autorità scolastiche. Lo slalom di Wengen per Erik era molto importante essendo lui trentunesimo nella start list della specialità, dove ogni punto è utile per risalire la classifica e partire sempre meglio in vista di St.Moritz, ciononostante ha ritenuto di dare più importanza alla sua formazione che agli interessi di coppa. D’altronde nell’America del nord lo sport è totalmente basato e supportato dalla scuola, le università più prestigiose annoverano fra i propri iscritti talenti sportivi che per mantenere l’iscrizione devono raggiungere risultati di alto livello sia nella disciplina di appartenenza che nel piano di studi. Da noi al contrario lo sport nazionale è basato sulla carriera militare, anche qui gli atleti per diventare effettivi devono partecipare ad arruolamenti che spesso, svolgendosi in inverno, li tengono lontano dall’attività sciistica per mesi e devono altresì partecipare alle gare dei corpi. La morale è che in America lo sport ti aiuta a prendere una laurea, in Italia ti dà una professione statale, la pensione e forse anche il distacco per diventare allenatore della squadra nazionale.

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