Infinito. Dopo 14 stagioni Manfred Moelgg è ancora sul podio. Terzo a Levi, nel primo slalom dell’anno agonistico 2017. Duro a morire, tenace, determinato. Scrupoloso da sempre, quasi maniacale. Ma c’è di più. La classe. Una carriera non sempre lineare, dal momento che diversi infortuni lo hanno frenato, costretto a fermarsi, ad aspettare. Una carriera di ritorni e rientri, ma sempre con grandi risultati che hanno riaffermato il suo valore (e spesso, come oggi, che salvano la baracca). Ha trentaquattro anni Manni, trentacinque a marzo, pochi giorni dopo i Mondiali di St.Moriz dove cercherà di conquistare la quarta medaglia iridata. Tre infatti le medaglie mondiali: due in slalom ad Aare 2007 e Garmisch 2011, una in gigante a Schladming 2013. E poi diciotto podi, quattordici in slalom. E soprattutto, una Coppa del Mondo di slalom.
LA TENSIONE DELLA VIGILIA – Manfred esulta, libera testa e cuore, dopo giorni di tensione come lui ci spiega: «Ero davvero nervoso alla vigilia, teso. Stavo sciando molto forte in allenamento, ma mi mancava il termometro della gara, il confronto con gli stranieri più forti. Ho recuperato bene dopo la complicazione di fine agosto a Ushuaia, che invece a Soelden mi ha frenato. Ci contavo a far bene, questo podio è la dimostrazione che posso ancora dare tanto. Lo sapevo attenzione, ora è una conferma ufficiale. E il bello viene adesso». Viene? Ritorna! Il ladino di Mareo ci ha abituato in questo quasi quindicennio ad alti e bassi, ma questi ultimi erano anche (non solo certo) conseguenza di problemi fisici.
L’ETA’ E’ UN NUMERO – Il podio lappone ha un valore davvero importante, un significato che nel nostro sci troppe volte si perde. Chiaro, Manni è un fuoriclasse con doti naturali eccelse, ma per l’ennesima volta, è la dimostrazione che l’età, a volte, può essere solo un numero. Ah, il secondo italiano oggi in classifica è proprio Patrick Thaler, 38 anni. Ancora il marebbano: «L’eta? Ma cosa c’entra? Thaler lo ha già dimostrato. Cos’è l’età? Io vado forte, punto. E ho ancora altre stagioni davanti».
L’ESTATE (ANCHE) A PEDALI– E il podio di Manfred Moelgg è la realtà oggettiva che non esistono regole certe. Guardate la preparazione atletica e per fare un esempio caro proprio a Moelgg, l’utilizzo della bici, a volte osannata, altre volte vista come fumo negli occhi. Sentitelo: «Io pedalo, mi diverto, mi svago, mi sento libero. Non c’è una ricetta precisa, anzi, forse liberare così la testa mi da quella carica per andare ancora più forte». E adesso? Chiude così: «La consapevolezza, la convinzione di sciare forte, oggi è certezza. Avanti a tutta». Bravo Manni, non porti limiti. Del resto i campioni fanno proprio così…