Pianificazione e investimento sui talenti: modello USA da copiare

Oggi vorrei parlarvi soprattutto del modello americano, il più vincente nello sci alpino dagli anni 2000 con i vari Miller, Ligety, Vonn, Mancuso e ora Shiffrin. Prima però, giusto due parole su Crans Montana. Organizzatori bravissimi e sfortunati, perché ogni giorno sono caduti quasi 90cm di neve… In più pulire la Mont Lachaux, proprio per le sue caratteristiche morfologiche, è ancora più complicato, per come è disegnata. Slalom. Shiffrin è tornata, ma dopo un risultato del genere a seguito di un infortunio, per noi addetti ai lavori resta un quesito: è lei bravissima o le altre sono andate un po’… in tilt? Io sinceramente propendo per la seconda ipotesi almeno per quanto riguarda la tappa Svizzera. Vi spiego.

CRANS MONTANA – Ero presente sul posto e mi è parso di vedere le altre co-favorite un po’ spaesate già dal riscaldamento, parlo di Hansdotter, Strachova, Zuzulova, Holdener, anche perché si sono rese conto tutte, ed era comunque ben noto, che se Shiffrin fosse tornata lo avrebbe fatto solo per vincere, non certo per un piazzamento qualunque. Secondo me le altre atlete citate avevano ancora in mente la doppia batosta di Aspen, con quei distacchi abissali inflitti a tutte da Mikaela nei primi due slalom della stagione. Il fenomeno Americano “ha vinto la gara” già il giorno prima dove ha catalizzato tutto l’interesse generale dei media e lei, ben istruita anche in questo campo, ha elargito complimenti a tutte le sue avversarie mettendo ulteriore pressione su di loro. Con tutto ciò, se Frida dovesse perdere la ‘coppetta’ lo troverei pazzesco, data la situazione attuale, quasi da appendere gli sci al chiodo…

GESTIONE – Per il resto vale la pena spendere qualche parola sulla gestione delle atlete più forti. Gli americani negli anni 2000 a mio avviso hanno battuto tutti nello sviluppo dei piani-carriera dei singoli atleti talentuosi. Vedo da parte loro una programmazione specifica, un investimento di risorse orientato soprattutto sui pochi atleti che veramente possono fare la differenza, senza dimenticare l’importanza della dinamica del gruppo (squadra). Cosa che, a mio parere, dovrebbero fare tutte le altre Nazioni top, Italia e Svizzera comprese. I talenti ci sono anche qui e pure fortissimi, ma devono essere messi nelle condizioni migliori per poter emergere e non sto parlando di team privati (per me non ce n’è bisogno, anche se sono una conseguenza di quanto sto dicendo), basterebbe lavorare in maniera strategicamente ben strutturata all’interno delle Federazioni, mettendo assieme i pochi talenti più fulgidi e possibilmente facendoli seguire da un allenatore di riferimento. Il problema è che nello sci in molti casi manca completamente la pianificazione sullo sviluppo del talento, per portarlo al top un passo alla volta, una disciplina alla volta. L’esempio di Shiffrin è lampante in questo senso: prima podio e vittorie in slalom, poi podio e vittoria in gigante. Allora adesso si può inserire il superG, è accaduto, e quando sarà arrivata in alto anche lì, vedrete che le faranno fare pure la discesa. Perché non si fa così anche con altri talenti? Si può pensare per esempio a Holdener o Brignone, tanto per fare due nomi, che possono fare bene in più discipline. Finché resteranno invece queste strutture piramidali nelle Federazioni, con compartimenti stagni e allenatori che non sanno se a fine stagione saranno ancora in squadra o meno, non si riuscirà a pianificare questa crescita.

VIA – Gli americani hanno aperto una nuova via in questo senso (anche se in altri sport questa capacità e già molto avanzata) e con Shiffrin, torno su di lei, non hanno lasciato nulla al caso, senza bruciare le tappe. Questo è il modo corretto come penso si dovrebbe favorire la crescita del giovane talento. Bisogna innanzitutto riconoscere il talento, rispetto al buon atleta, e investire su di lei/lui nel senso della crescita (pianificazione) sportiva a partire al più tardi dagli anni del dopo Comitato. Un discorso che vale anche per gli allenatori, soprattutto giovani. Bisognerebbe pianificare la loro crescita professionale, cosi come per l’allenatore affermato la pianificazione serve per accompagnare l’atleta nella sua maturazione completa. Ma se nessuno ha certezze, se nessuno sa dove sarà o chi allenerà l’anno prossimo, come si fa?

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