A Sestriere il gigante fu una disfatta: da allora si aspetta una rivincita
Ricordo le facce dei nostri atleti a Sestriere nel febbraio del 2006. La ‘Sises’ era tirata a lucido, durissma, dopo un lavoro pazzesco nella notte degli addetti alla pista diretti da Mauro Arrigoni per liberarla dall’abbondante neve caduta. Un pendio tecnico come più non si può, se possibile più difficile della Gran Risa o del Chuenisbargli. Condizioni perfette, insomma, per i nostri atleti, per dominare il gigante olimpico sulle nevi di casa. Invece fu un flop clamoroso, con i nostri lontanissimi fin da subito. Ricordo la faccia di Max Blardone quando tagliò il traguardo della seconda manche ben distante dal miglior tempo, dopo che nella prima si era difeso, contenendo i danni dalla meteora Francois Borque (poi scivolato indietro nella seconda per far spazio sul podio a Raich, Chenal ed Herminator). Davide Simoncelli ne combinò di tutti i colori nella prima manche, prima di uscire di pista, Schieppati non entrò mai veramente in gara, Moelgg uscì anch’egli nella prima, quasi senza lottare. Alla fine quel magnifico gruppo di gigante costruito dalla Fisi e dall’allora DT Flavio Roda con missione Torino 2006 visse la sua giornata più nera. Negli anni precedenti Blardone, Simoncelli, Schieppati, ma anche Fill, Ploner, Gufler, Rieder, Deflorian, avevano vissuto sognando una medaglia olimpica. Era la squadra più invidiata dalle altre nazioni per talento, età, numero e potenzialità. Alla fine ne uscì l’undicesimo posto di Blardone.
Ricordo le interviste nella zona di arrivo. Qualcuno parlava addirittura di abbandonare lo sci. Altri dicevano che era stata un’utile lezione che sarebbe servita negli anni a venire, in vista delle prossime Olimpiadi. In fondo erano tutti giovani, e ci sarebbe stata un’altra occasione. Sembra ieri, ma sono già passati quattro anni: oggi si gareggia in gigante per la medaglia d’oro a Whistler Creekside. Eccola quell’occasione. I nostri atleti staranno ancora dormendo a quest’ora, mentre tutti i tifosi dello sci in Italia sono già in attesa della gara più bella dei Giochi. E allora vediamo se la lezione di Torino 2006 è servita a qualcosa, se veramente i nostri ragazzi sapranno coronare una lunga carriera con una medaglia che li scriva per sempre nella storia di questo sport. Nella speranza che i nostri inviati a Vancouver non debbano rivedere le stesse facce che vidi io in quel nero 20 febbraio 2006 a Sestriere.