Calendari, serve flessibilità. Recupero Maribor, si decide a Garmisch

Parola chiave, flessibilità. Forse è davvero arrivato il momento di usarla per stilare calendari di Coppa del Mondo che salvaguardino storia, tradizione e classiche, per carità, ma che, allo stesso tempo, tengano conto dei mutamenti climatici in atto da anni e soprattutto vadano in una direzione, quella del buon senso. Per l’idea di recupero sullo slalom femminile cancellato a Maribor, bisogna aspettare quanto meno la riunione di giuria che si terrà a Garmisch-Partenkirchen il 3 o 4 febbraio, cioè fra pochi giorni. Tutto può accadere, visto che siamo oltre metà stagione: la gara potrebbe essere recuperata, magari a Jasna, a marzo, oppure cancellata definitivamente. A breve sapremo.

COPPA – Conosciamo bene l’impegno e la professionalità degli organizzatori, che infatti non hanno colpe in questa situazione, siamo ben consci di quanto costi organizzare una tappa di Coppa, dell’importanza dei diritti televisivi e del ‘peso’ delle penali da pagare in caso di cancellazione di gare nei giorni antecedenti, nonché delle ‘parcelle’ assicurative. Ma per evitare spettacoli definiti ‘vergognosi’ anche da una campionessa come Lindsey Vonn, tipo quello andato in scena nella prima manche del gigante a Maribor, è forse arrivato il momento di rivedere il sistema di compilazione dei calendari, che vengono stilati di lustro in lustro (cioè per i successivi cinque anni).

FUTURO – Servono flessibilità, lungimiranza, intelligenza: è vero che sono tante le tappe che anelano a entrare nel circuito di Coppa e nell’ultimo numero cartaceo di Race Ski Magazine abbiamo raccontato, attraverso le parole di tanti esperti italiani, quali sono i vantaggi che si hanno a livello di ritorno pubblicitario, economico e turistico; quindi va bene organizzare i calendari con largo anticipo; ma qui subentra la novità, chiamata appunto flessibilità. Bisogna studiare anche bene la situazione climatica degli ultimi anni per capire quali sono le zone più fredde o innevate a seconda dei mesi. Perché ormai la situazione è piuttosto chiara.

IDEE – Intanto, lo ribadiamo da anni e sappiamo che molti addetti ai lavori sono d’accordo, sarebbe ora di far cominciare la stagione nell’altro emisfero, Argentina o Nuova Zelanda non fa differenza, quando da noi è agosto-settembre, in modo da portarsi avanti con un buon numero di gare (6-8 almeno). Le stazioni sono attrezzate, le squadre sono tutte da quelle parti, basta convincere anche le televisioni (impresa non semplice, ci rendiamo conto) che si possono fare ascolti in Europa guardando gare di sci in piena estate, in poltrona, ciabatte, e canottiera… Perché no? Con un po’ di coraggio, il pubblico si abituerà. Poi, può pure andar bene ricominciare la stagione dal ghiacciaio di Soelden, ma per i mesi successivi, novembre e dicembre, quelli più a rischio secondo quanto accaduto negli ultimi anni, così come marzo, bisogna usare intelligenza e flessibilità. Nel Circolo Polare Artico si trova poca neve a novembre? Bene, spostiamo le gare da quelle parti a gennaio o marzo, quando solitamente la situazione è ben diversa. Ai primi di dicembre le stazioni del Colorado sono tutte ben innevate? Allora prolunghiamo la trasferta nordamericana. Aumentano i costi? Troviamo un compromesso tra organizzatori e squadre. Sfruttiamo di più l’immagine dei campioni, ce ne sono nel Circo Bianco…

ZONE – E poi: non sarebbe arrivato finalmente il momento di effettuare le trasferte… ‘zonali’? Ci spieghiamo meglio: c’è neve nel Nord Europa? Bene, si sta anche due settimane o persino tre lì, sfruttando Finlandia, Norvegia e Svezia, gare nel weekend, trasferte brevi tra un tappa e l’altra a parte il viaggio di andata e ritorno al nord. Non è assurdo gareggiare a Levi a novembre per poi tornare in Svezia a dicembre dopo essere passati da Stati Uniti, Canada e Francia? Successivamente si può organizzare, per esempio, un blocco di trasferte in Italia nord-occidentale e Francia, quindi in Austria e Svizzera, poi magari in Slovenia e nel nord-est italiano, e perché no ci si reca infine anche nell’est europa, ma viaggiando negli stessi giorni tra Repubblica Ceca, Bulgaria e persino Russia, in modo da organizzare meglio le trasferte (in blocchi, appunto) strapazzare meno gli atleti, magari inserire qualche giorno di pausa tra un ‘blocco’ e un altro. E poi appunto, serve maggior flessibilità: in questo momento neve e freddo sono presenti in tanti Paesi, in alcune zone dell’Austria, in Val d’Aosta e Piemonte, in America, in Scandinavia, tanto per citarne qualcuno. Eppure è previsto da anni che si debba andare proprio in questi giorni a gareggiare in località dove l’inverno non è mai arrivato, con la situazione sotto gli occhi di tutti. Certo, vai a spiegarlo agli organizzatori di tappe storiche o classiche. Non è semplice, ci rendiamo conto, ma vogliamo continuare a offrire spettacoli che non sono tali e mettere a rischio la salute degli atleti? Nulla contro alcune gare classiche, ribadiamo, sono storiche, hanno tradizione, organizzazione e quant’altro, ma forse vanno inserite in calendario quando si ha la sicurezza di poter veramente gareggiare da quelle parti in condizioni almeno decenti. La soluzione più estrema sarebbe quella di avere… dei buchi nei calendari di gara, da riempire poi poche settimane prima a seconda di condizioni climatiche e innevamento. Vogliamo continuare con questo andazzo o trovare una soluzione definitiva, utilizzando maggior flessibilità, ripetiamo? Del tipo: abbiamo già gareggiato in America. Sì. Ma neve lì è presente, allora ci torniamo anche se ci siamo stati, per garantire gare vere e regolari…. E’ solo un esempio. Questa in concreto si chiamerebbe flessibilità. Non accadrà mai, ma esiste una soluzione migliore?

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