Stefano Gross lascia in fretta e furia la finish area della Planai. E’ furibondo, nero, arrabbiato. Peccato, nonostante una grande prima manche. Soprattutto Sabo è amareggiato, deluso. Raggiunge il team hospitality dove c’è lo skiman e amico di tante battaglie Giuseppe Bianchini. Si guardano, scuotano la testa insieme. Non servono parole, dal momento che l’amarezza è tanta. Parlano gli sguardi, gli occhi quasi lucidi per la rabbia, le movenze sbrigative e impacciate per mettere a posto il materiale. Beppe guarda anche noi, che per parlare con gli azzurri in questa bolgia infernale siamo dovuti catapultarci al team hospitality dal momento che il parterre era gremito ed impraticabile per un’intervista in tranquillità.
AMAREZZA GROSS – E Bianchini ci dice: «Ci credevo, aveva un buon distacco, aveva margine». Asciuga gli attrezzi di Gross, fa lo zaino, parla via radio con gli allenatori della prestazione di Sabo. E Gross, prima di spogliarsi e cambiarsi, si siede. Solo e desolato, come un guerriero sconfitto. Una sconfitta che brucia, perchè nella prima manche era stato più forte del dolore all’adduttore indolenzito, del budello verticale della Planai, del tifo-contro degli austriaci. Poi Sabo tira un sospiro lungo, che non è di sollievo ma per cercare di mascherare una delusione al momento difficile da cancellare. E ci dice: «Ho buttato via un’occasione. Una grande occasione. Questa stagione sbaglio troppo, vedi Madonna di Campiglio, vedi Val d’Isere, ora qua a Schladming, la pista che amo di più, che mi ha già regalato gioie e podi. Oggi ci contavo davvero, pensavo anche a vincere perchè Felix Neureuther era battibile. Invece già nella prima doppia ero al limite, poi nella doppia a inizio muro mi sono piantato stavo scivolando via. Un sesto posto che non mi appaga, io gareggio per il podio. Sempre. Ma non è finita, ci sono ancora tre slalom, quattro se recuperano Levi. Devo riscattarmi, voglio il podio, voglio vincere». Indomabile, mentalità vincente, carattere da guerriero il fassano.
ECCO THALER – Patrick Thaler è sempre regolare, e dopo il quinto posto di Kitzbuehel, chiude ottavo. Ma anche il ‘nonno di Sarntal’ non è propriamente soddisfatto della seconda manche. Ecco cosa ci dice: «L’ottavo posto non è certo un brutto risultato, ma nella seconda ho perso fluidità, un po’ di sicurezza. Si poteva guadagnare di più. Ci sono alcune cose da mettere a posto, da affinare, anche se parto da una solida base che è il primo gruppo di merito».