Martedi 6 dicembre Mikaela Shiffrin era già a Zinal, in Svizzera, reduce da Lake Louise. Dopo una notte di buon riposo eccola in pista a sciare almeno tre ore in campo libero. «Il talento bisogna coltivarlo – ha detto – con attitudine e predisposizione al lavoro. La mia vita attualmente è improntata sulla ricerca della curva perfetta, ogni giorno mi alzo con questo obiettivo. Sì, mi piacerebbe andare di più ai concerti, mi piacerebbe essere invitata a cena, ma la mia giornata è piena e concentrata».
CURA DEI FONDAMENTALI – Apro il mio intervento settimanale con questa riflessione, ne avevo già scritto in altre occasioni. Il lavoro di cui sopra è importantissimo, spesso parliamo dei fondamentali, della precisione, della pulizia, della qualità del gesto tecnico. Ma bisogna dedicare ai fondamentali il tempo necessario, vale per tutti gli sport, sia chiaro. E nello sci è fondamentale prestare tempo alla ricerca della perfezione. Probabilmente nemmeno Shiffrin sa qual è la curva perfetta, al momento. Ma è costantemente orientata alla ricerca della stessa, che poi prova a portare in gara. In questi particolari lei fa la differenza e la sua gestione da parte di USSki la mette sempre in condizione di cercarla, questa curva. Ogni tanto l’atleta ha bisogno di alimentare la sua tecnica ritornando… al suo libretto di esercizi fondamentali.
BRIGNONE, STOP&GO – Non conosco l’attuale “situazione-Brignone” nel dettaglio, quindi posso solo esporre una mia idea. Manca qualcosa tipo Shiffrin, proprio in questo momento in cui Federica ha palesato difficoltà tecniche. Sicuri che fosse corretto mandarla a Lake Louise per il superG, proprio adesso? In questo momento è evidente che non sia a posto tecnicamente. Vi dico come agirei io: la faccio stare a casa dieci giorni con un allenatore tutto dedicato a lei. Smontiamo la macchina, che in questo momento non funziona, e poi la rimontiamo. Quindi facciamo un passo, magari anche due, indietro, per farne poi tre avanti. Credo che il problema sia sempre lo stesso: la gestione di un’atleta con standard uguali, ormai obsoleti, che secondo me sono un po’ “la palla al piede” delle grandi squadre, ancora organizzate all’antica, con direttore tecnico, collaboratori, tanti atleti ecc. ecc. Se c’è un problema tecnico, andare avanti solo con cronometro-cronometro-cronometro non può essere la soluzione corretta anche se, per carità, un momento di appannamento capita a tutti nella stagione. In un team grande si tende spesso a deresponsabilizzare. La squadra numerosa è orientata a cercare di fare andare meglio tutte le atlete, focalizzando involontariamente molte energie sulle meno forti, mentre magari le big vanno in tilt. Ma quelle che non vanno… non andranno mai come le big. Bisogna essere orientati verso la leadership, perché se le top funzionano, funzionano anche le altre che si allenano con loro. Spesso cito gli americani, ma non perché mi piacciano più di altri; perché trovo che a livello di gestione siano un passo avanti. La Federazione nel loro caso è tutta per i migliori, punto e stop. Loro si organizzano per dare il massimo sostegno possibile a Shiffrin, Vonn, Ligety, ecc. Tutti hanno la propria struttura attorno per potersi esprimere. Gli altri o tengono il passo, e diventano campioni a loro volta, o vanno a casa. Torno a Brignone: una crisi di risultati ci sta, ma se è tecnica diventa preoccupante e dall’esterno si ha l’impressione che si stia perdendo tempo prezioso. E Federica deve avere la stessa attenzione di una big se vogliamo che lo diventi, soprattutto adesso che le cose non vanno bene. Insomma, vedo una gestione più orizzontale che non verticale, proprio sul modello americano.
LAKE LOUISE – Stuhec non è affatto una sorpresa. La sorpresa può essere rappresentata solo dalla doppia vittoria consecutiva, quella magari sì. Oltretutto all’esordio con una nuova marca di sci, se non è un record poco ci manca. Ma chi conosce le qualità di Ilka, non può essere stupito. Doppio oro ai Mondiali jr., fisico ideale per la discesa, ragazza che oltretutto ha fatto la gavetta vera in una Federazione per anni orientata su Tina Maze, quindi con pochi mezzi a disposizione. In più ha una base tecnica interessante anche in gigante, quindi sono convinto che la rivedremo spesso là davanti.
GOGGIA – Tre podi in tre discipline diverse in nove giorni. Se non è un botto questo… Adesso bisogna capire come verrà gestita lei e la dinamica che si creerà con lei all’interno del gruppo, dovrà per forza avere un occhio di riguardo da parte degli allenatori. Se fino all’anno scorso il gruppo si muoveva sempre nella stessa direzione, positiva o negativa, ora è diverso: c’è una Bassino che sta bene, una Brignone un po’ in crisi, una Schnarf che può fare meglio, le Fanchini da non perdere … È comunque una situazione molto interessante e positiva per l’Italia e faccio i miei migliori auguri agli allenatori azzurri. Se lo meritano.
QUESTIONE PETTORALI – Queste prime gare di velocità hanno dimostrato l’importanza di saper scegliere bene il proprio numero di partenza. Basta vedere Lake Louise in discesa: gara 1 per pettorali alti, gara 2 praticamente finita dopo il 9. Approvo comunque l’idea: mi sarei persino spinto oltre, ritornando per certi versi all’antico, facendo scegliere alle prime 15, o almeno alle prime sette della start list qualunque tipo di pettorale dall’1 al 30.