Generazione azzurra anni ’90, l’attesa non è stata vana

«Le critiche fanno male, ma la melassa soffoca», diceva Enzo Bearzot raccontando a Gigi Garanzini, nel bellissimo libro “Il Romanzo del Vecio”, il pre e il post Mondiale di calcio 1982, quel flusso mediatico impazzito che passò dalle critiche becere alle lodi sperticate dopo il trionfo iridato più folle del nostro calcio, in Spagna, 34 anni fa. Premessa: lungi da noi sconfinare nella melassa e aggiungiamo pure “Non si è ancora vinto niente di veramente importante”, quindi calma, sangue freddo e prendiamo subito in prestito l’inflazionato verso di Ligabue al grido di «Il meglio deve ancora venire». Detto ciò da queste parti, assumendoci in toto le responsabilità come sempre, ci eravamo sbilanciati e non poco anni addietro sulla generazione di sciatrici italiane nate nei primi ’90. Sfavillanti tutte, chi più chi meno, a livello giovanile (dal Trofeo Topolino ai campionati Assoluti aspiranti passando per gare FIS, Mondiali jr. e Coppa Europa, sempre seguiti, spesso anche sul posto, da Race): parliamo naturalmente di Federica Brignone e Francesca Marsaglia, nate nel 1990, Elena Curtoni e Lisa Magdalena Agerer, classe 1991, e Sofia Goggia, 1992, se vogliamo l’ultima del gruppo ad arrivare, in questo momento la più continua per risultati. Proviamo a dirlo immaginando magari anche quel che sarà: finalmente al top! Le avevamo pronosticate proprio così e da anni. Purtroppo all’appello, in attesa del primo podio di “Frenci” tra le grandi, ne manca ancora una, l’unica delle citate in grado di vincere la classifica generale di Coppa Europa (2011-2012, Curtoni e Goggia sono salite sul podio conclusivo): Lisa Agerer, cui auguriamo di farsi contagiare da questa festosa competizione interna per ritrovare definitivamente sé stessa nei prossimi superG, ricordandole che tra le prime dieci in Coppa del Mondo, in gigante, è già stata in passato.

Federica Brignone, Elena Curtoni e Marta Bassino (@Curtoni)
Federica Brignone, Elena Curtoni e Marta Bassino (@Curtoni)

ITALIA – Il sogno c’era, neanche tanto remoto, di vedere un podio a ogni gara o quasi, con atlete diverse, con uno spirito competitivo e trainante, ma soprattutto con la voglia di sbranare gara, compagne, neve (di qualsiasi tipo) colleghe, tracciato, facile o difficile che fosse. Giù la maschera, per carità: tutte rivali in pista, sia ben chiaro qualunque cosa vi vengano a raccontare ed è giusto che sia così. Come ha scritto di recente Mario Cotelli nel suo libro sulla Valanga Azzurra: «ai Media davo l’idea di un team unito, tipo uno per tutti e tutti per uno, in realtà niente di più falso. Le migliori prestazioni di Gustav Thoeni, tra St. Moritz ’74 e Sun Valley ’75, sono nate non a caso in due slalom in cui si trovava ottavo dopo la prima manche e con in testa… Pierino Gros, dal quale non ci stava proprio a perdere». Non stiamo certo paragonando quella squadra maschile dominante a questa, lungi da noi, ma la speranza è che si scateni invece la stessa competizione interna e la linguaccia di sfida lanciata da Federica Brignone a Sofia Goggia nel leader corner di Courchevel, con le azzurre prima e seconda momentaneamente, non importa se in una manche di gigante poi ahinoi giustamente cancellata, ci fa ben sperare in questo senso. Quello che si è visto nell’incipit di stagione 2016-2017 era il naturale sviluppo di un potenziale enorme, intravisto sempre da tecnici e addetti ai lavori. E sia chiaro: questa bella Italia femminile ha il fulcro al centro, ma è guidata dalle esperte Irene Curtoni, Chiara Costazza, Elena Fanchini, Nadia Fanchini, Manuela Moelgg, Johanna Schnarf, Verena Stuffer (tutte nate a metà anni ’80) e spronata dalle giovani appena arrivate (Bassino, Delago, Pirovano, classe 1996 e 1997, senza dimenticare Gasslitter e Pichler, infortunate). Presente da sogno e futuro garantito, a patto di lavorare sempre bene e con spirito costruttivo.

Nadia Fanchini, Sofia Goggia e Francesca Marsaglia al Sestriere (@Zoom agence)
Nadia Fanchini, Sofia Goggia e Francesca Marsaglia al Sestriere (@Zoom agence)

MATURITA’ – Perché la svolta è arrivata adesso, attorno ai 25 anni? Bella domanda. Tra infortuni, ritorni, presa di coscienza, metodologia di lavoro, professionalità da incrementare eccoci qua a spiegare un fenomeno che attendevamo prima. La maturazione è giunta all’incirca dopo cinque anni nel circuito maggiore per le atlete citate, stagione più stagione meno. E forse il perché le ragazze lo sanno meglio  di noi. Non faremo nomi né tanto meno cognomi, ma è capitato che qualcuna confidasse pensieri del tipo “Mai mi ero preoccupata di quello che mangiavo prima e dopo l’allenamento o in gara e invece è importantissimo”, oppure ancora “solo adesso ho capito quale tipo di allenamento fisico necessita il mio corpo d’estate prima di rimettere gli sci, nessuno mi aveva mai fatto lavorare in questo modo a secco”. Parole ripetute non necessariamente prima di questa annata. Danno l’idea del grado di maturazione raggiunto. Errori sicuramente saranno stati commessi in passato, dalle atlete, dalla Federazione, dagli allenatori. Gravi o meno ora non ha nemmeno più senso chiederselo. Evidentemente doveva andare così, evidentemente bisognava aspettare mentre altre dominavano. Il gruppo polivalenti ha aiutato? Forse sì, forse no, gli allenamenti veri fatti in sei (parliamo della squadra di Brignone, Goggia, Elena Curtoni, Nadia Fanchini, Marsaglia e Bassino) non si contano nemmeno sulle dita di una mano. Ha contato probabilmente di più il fatto che la creazione del team è sembrata soprattutto un modo per dire “guardate che crediamo tanto in voi e investiamo su di voi”. Adesso sta al dt Guadagnini, cui l’esperienza certo non manca, gestire nel modo giusto un ambiente carico, ai vari tecnici proseguire su questa strada, alle ragazze continuare a mettere in pista questa “fame” di vittoria che fa la differenza. Anche perché proprio la… vittoria è quella che ancora manca in questa stagione. In attesa che arrivi la cavalleria pure nello slalom, ma per quella bisognerà aspettare almeno il prossimo quadriennio olimpico…

Azzurre in festa con Sofia Goggia in Val d'Isere (@Pentaphoto)
Azzurre in festa con Sofia Goggia in Val d’Isere (@Pentaphoto)

Intanto mettiamoci comodi per goderci quel che sarà di questa generazione anni ’90. Nel momento in cui si rende necessaria una critica, costruttiva e motivata, si critica e non ci siamo mai tirati indietro; quando bisogna sognare, si sogna; quando è il momento di applaudire, si applaude. Ma in fondo siamo qui soprattutto per… raccontare. E quando si raccontano tanti podi è sempre un po’ più divertente. O no?

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