Zambelli, il canadese di Milano

Lo skiman di Ronchetto delle Rane per il quinto anno in Canada

Marco Zambelli professione skiman. Affila le lamina e lavora su solette e piastre da oltre vent’anni. Tanta roba. Esperto decisamente, appassionato sicuramente.

GARETTE – «E’ iniziato tutto oltre vent’anni fa. Facevo ancora gare, anzi garette meglio dire così. Prima con lo Zeta Milano, poi con l’Alaska Milano. Un giorno Napoleoni, un amico allenatore che ho conosciuto al Monte Pora mi disse che la squadra B spagnola cercava uno skiman. Da quel momento, era il ’93, ho iniziato questa professione».

UN DECENNIO IN SPAGNA,  POI L’ITALIA
– Marco Zambelli è stato in Spagna per dieci anni, il primo in B poi in Coppa del Mondo. In Spagna ha conosciuto Maurizio Marcacci e allenato Maria Rienda Contreras. Poi nel 2003 in Italia. Ancora ‘Zamba’: «Una bella esperienza con Maurizio per due anni con le azzurre di Coppa del Mondo, quindi una stagione in B. Ora sto per iniziare l’ottava stagione in Nordamerica. Per tre anni con le americane e precisamente skiman Dynastar di Resi Stiegler, quindi questo è il quinto in Canada con Rossignol. Oggi mi occupo di Marie-Michele Gagnon e Erin Mielzynsky». Zambelli abita a Milano, ma in un angolo periferico alle porte del Parco Agricolo Sud Milano. Risiede nel quartiere di Ronchetto delle Rane, zona di cascine, al confine con il territorio comunale di Rozzano.

VIANDANTE – Lo ‘Zamba’ è uno viandante, un viaggiatore.  E’ spesso via di casa, più ora che rispetto all’esperienza in Italia. «Le canadesi vivono in inverno in Tirolo, dove spesso si allenano, di coseguenza rientro meno a Milano. I mesi in cui ci fermiamo sempre sono aprile, maggio e giugno. Fino a metà luglio a dire la verità, poi Zermatt e Nuova Zelanda. Tuttavia a maggio quest’anno abbiamo cambiato programma e siamo stati due settimane in Canada a fare addestramento alla velocità».

MONDI DIVERSI – Due mondi diversi, due filosofie diverse. Chiude il milanese: «Difficile dire quale è la migliore. Sicuramente ho notato che in Canada, come anche in America, in linea generale le atlete riescono a sfruttare al meglio le loro potenzialità. Quando arrivano in Coppa del Mondo crescono e difficilmente si piantano E se dopo qualche anno non migliorano ancora, scelgono di ritirarsi. Anche perchè se non sei nelle ‘trenta al mondo’ ed hai oltre 24 anni in Canada si paga una quota per rimanere nel giro delle squadre nazionali».
 

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