C’era una volta una piccola bambina che sognava di diventare una campionessa olimpica. E quella bambina oggi è diventata campionessa, dopo lavoro e sacrifici, alti e bassi, mesi e anni fuori per infortuni a guardare le gare dalla televisione, seduta sul divano o sdraiata all’ospedale. Ne ha passate di tutti i colori e tutti in coro gridavano: ‘questa è forte, è un talento’. Sbocciato lo scorso anno con una stagione stratosferica e inimmaginabile. Poi vuoto e silenzio, sembrava già tutto cambiato dopo quell’imprevisto a Soelden. E invece Sofia, di Bergamo come l’amica d’oro Michela Moioli, ha lavorato per tirarsi fuori e per continuare a dominare. Non ha tritato podi e vittorie come nel 2017, ma ha fatto di capire di esserci e di avere grandi intenzioni ai Giochi Olimpici. Arrivata in forma, ma subito la doccia fredda del superG, nulla era più scontato: emozione, tensione e paure avrebbero potuto giocare un brutto scherzo. Lei decisa e determinata, scortata dai suoi uomini e dal mental coach Giuseppe Vercelli (in partenza), si è tuffata e si è presa la STORIA. «Sono contentissima, anche se non mi sono ancora resa conto di avere la medaglia d’oro – racconta -, è stata la discesa della maturità, mi sono fidata dei piedi: questa sensazione l’ho avuta da metà in poi».

NUOVA STORIA – La storia dello sci italiano femminile va riscritta ancora una volta. L’ultima era stata pochi giorni fa, quando Federica Brignone conquistò il bronzo. Ma oggi è tutto da rifare perché Sofia è la prima atleta italiana in grado di vincere l’oro olimpico in discesa libera. E inoltre ha riportato l’Italia al successo dopo 16 anni, dopo il titolo in superG di Daniela Ceccarelli. «Quella bambina che sciava a Foppolo e che sognava di diventare una campionessa olimpica ha realizzato il suo sogno – prosegue -. Ma non cambia nulla, chi mi vuole bene, mi vorrà bene lo stesso. Mi fa molto piacere essere la prima italiana a vincere la medaglia d’oro olimpica in discesa, ma siamo una squadra che sta riscrivendo la storia: Brignone, la tripletta di Aspen…». La promessa è stata mantenuta, dopo Garmisch aveva detto a Lindsey Vonn: «Corea, Corea». Aveva prenotato il grande colpo, che ha sudato e che però ha conquistato. D’altronde dopo due vittorie nelle pre-olimpiche, la strada era segnata… ora si può dire…