L’obiettivo? Non è solo arrivare in Coppa del Mondo perché la vita regala tante altre soddisfazioni. E lo sci è uno di quegli sport che sa farti respirare emozioni uniche in giovane età, ma anche consegnare un futuro lavorativo di tutto rispetto. Quanti sono gli ex atleti che oggi insegnano? Tantissimi, per non dire tutti. Si sa, la piramide nello sport e in particolare nello sci alpino è molto stretta. Ai vertici mondiali arriva solo una piccolissima fetta dei giovani che per diverso tempo hanno provato a dare il massimo in cerca di gloria. Non tutti però hanno la fortuna, la capacità, il talento e le doti tecniche per imitare i grandi campioni. E così, il sogno di moltissimi bambini e ragazzi si infrange non appena le difficoltà aumentano, ancor prima della maggior età. Una follia per chi sta ancora vivendo un percorso di crescita, ma questo è lo sci ed è quello che ha attraversato anche Claudio Tiezza, uno dei tanti ex sciatori che ora svolge un’entusiasmante professione sulla neve. Dal 2008 è Istruttore Nazionale, riconoscimento che ha ottenuto subito dopo aver concluso corso maestri e allenatori (secondo livello). Ha fatto competizioni fino a 22 anni, ma non ha mai raggiunti grandi risultati, lui stesso lo ammette senza problemi.

«Sono andato forte fino al secondo anno Aspiranti, poi ho perso posizioni e non sono mai entrato in squadra nazionale. Non dò la colpa agli infortuni perché non ne ho mai avuti, semplicemente gli altri erano più forti di me».
Ha chiuso con le gare e ha aperto la parentesi professionale-lavorativa, come tanti giovani oggi fanno, ma purtroppo non tutti. Claudio Tiezza è il primo a lanciare un messaggio forte, importante, rivolto proprio a tutta quella fascia di ragazzi che si ferma alle prime difficoltà. «Andate avanti perché non c’è solo il risultato, ma tanti altri obiettivi che si possono raggiungere». Proprio così perché un bravo sciatore non è solo chi vince il Gran Premio Italia, la Coppa Europa o una medaglia olimpica o iridata, ma è anche chi sa far fruttare gli anni spesi sulle piste di mezzo mondo, intraprendendo una carriera lavorativa. Fortunatamente infatti, lo sci dà ampi sbocchi sul futuro: una volta terminata l’attività agonistica ci si può tuffare nelle scuole di sci, negli sci club oppure diventare Istruttori Nazionali. Vero, anche qui conta il livello, i più bravi emergono ancora, i mediocri restano nell’anonimato, se così possiamo dire. È però anche vero che esci con un pezzo di carta e con un lavoro di tutto rispetto, in un periodo storico difficile sotto questo punto di vista.

«Lo sci non è solo arrivare primi alle gare, io alleno i Children dello sci club Ladinia e cerco di spiegarglielo sempre. Non devono assolutamente pensare di smettere di sciare perché soprattutto chi vive in una zona turistica ha in mano un futuro, grande».
Il mestiere del maestro di sci non è più quello di una volta, vero, ma non è affatto da disprezzare. «Se ti crei la giusta clientela ti permette di lavorare bene, è davvero un peccato smettere di sciare, ci sono tanti ex atleti che erano più forti di me e che hanno abbandonato tutto». Anche perché il futuro non sai mai che cosa ti riserva, come successo proprio a Claudio Tiezza che nel 2015 ha partecipato all’Interski a Ushuaia e si è ritrovato insieme ad Alberto Schieppati. «Eravamo insieme e abbiamo fatto le stesse cose, quindi alla fine ho lavorato con un grande ex atleta. Inoltre facendo l’Istruttore Nazionale sono anche migliorato, il mio livello tecnico è cresciuto». Oggi il badiota lavora molto con la scuola di sci, oltre a formare i futuri professionisti della neve. Prima di tutto però si sofferma sull’insegnamento ai bambini che dev’essere incentrato su qualsiasi tipologia di esercizio e non solo su pali e tracciati. «In uno sport di adattamento come lo sci devono provare di tutto per avere un bagaglio di esperienza enorme, che potrà poi tornare utile in futuro». Se nevica bisogna fare neve fresca, se manca materia prima bisogna adeguarsi, si entra nei tracciati e si scia in campo libero. Insomma, la famosa multidisciplinarità di cui si sente parlare sempre di più.

Crescono, affrontano le gare, passano la selezione e si iscrivono al corso maestri, dove incontrano poi Claudio Tiezza e tutti i suoi colleghi che cercano di trasmettere nozioni tecniche e passione. «Non sono solo curve e spiegazioni, i professionisti della neve devono sapere quello che vanno a fare, devono avere passione e amare lo sport». Un messaggio che vale ancora di più per chi fra poche settimane affronterà il Master Istruttori, «anche perché abbiamo e avranno il compito di formare i prossimi maestri di sci». Inoltre in questi ultimi anni la clientela è cambiata notevolmente e non basta più solo sciare bene. Bisogna saper incantare lo sciatore, essere preparati a 360 gradi, anche sulla geografia, piuttosto che sui locali tipici, ma soprattutto farlo tornare a casa sempre con il sorriso. «Se questo accade vuol dire che il maestro di sci ha fatto il suo lavoro, in questi ultimi anni è molto più importante il fattore psicologico, rispetto a quello tecnico. Questi sono gli ingredienti vincenti per emergere e fare la differenza rispetto a tutti gli altri».

 

Insomma, niente paura, sciate senza preoccupazioni perché il futuro è ancora garantito, vuoi da atleta di alto livello, vuoi dall’altra parte del ‘tavolo’ a insegnare. Gli sbocchi lavorativi ci sono e ognuno deve saper cogliere il suo obiettivo, azzeccando le tempistiche. E poi non fermarsi, ma cercare una continua crescita, proprio come nel mondo delle gare. «Un bravo maestro non smette mai di imparare». Questo è ancora un bel lavoro, soprattutto nelle zone turistiche di alto livello, dove il cliente paga e vuole un servizio adeguato. «Ma attenzione, gli stranieri sono sempre di più e studiare le lingue è importantissimo, il maestro che parla solo italiano viene tagliato fuori, quindi non smettete mai di imparare». È un altro obiettivo, anche questo, per chi della sua passione vuole farne una professione, perché tutta la vita è fatta di obiettivi e non bisogna mai arrendersi alla prima difficoltà. Parola di chi ama lo sport, parola di Claudio Tiezza.