Sbardellotto, trent’anni dietro gli sci dei campioni

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Cinquant’anni a gennaio, trenta in giro per il mondo. Parli di skiman e non puoi non pensare a Mauro Sbardellotto. è conosciuto da tutti per la sua esperienza, le sue numerose stagioni nel circo bianco e per i tanti risultati che ha ottenuto con i suoi atleti, che lui non vuole precisare più di tanto. Arriva dalla Valtellina, dalla Valdisotto, a pochi chilometri da Bormio e ha iniziato la sua carriera nel 1988, curando i materiali della squadra maschile. «Ho fatto sette anni in FISI, poi mi sono spostato con le donne e ho iniziato a seguire Isolde Kostner». Arrivarono poi le grandi stagioni di Deborah Compagnoni, delle sorelle Fanchini e di Daniela Ceccarelli, insomma atlete che non hanno bisogno di presentazioni e che di risultati prestigiosi ne hanno una bella sfilza. Oggi Sbarde lavora sempre per il gruppo Rossignol e segue Federica Brignone (Nadia Fanchini è ora con Davide Lugon). Quattordicesimo anno con la bresciana che usa Dynastar e quinta stagione per la valdostana che scia Rossignol.

Due atlete diverse, ma uguali quando si parla di materiali: «Sono entrambe molto esigenti – ha detto Sbardellotto -, ma è normale se vuoi ottenere risultati. A Federica piace trovare sempre cose nuove, Nadia non si preoccupa molto di questo aspetto». L’avvicinamento alla stagione parte già in primavera con il ritiro degli sci. La ditta, l’ingegnere e lo skiman propongono i modelli, poi l’atleta sceglie fino ad arrivare alla prima scrematura. Sotto le mani di ‘Sbarde’ passano circa 80 paia di sci, metà per Federica e altrettanti per Nadia. «Con quattro discipline questi sono i numeri – aggiunge il service Rossignol -, in Sudamerica quest’anno sono partito con 30 sci, 12 solo per il gigante». Casse e banchi, accessori di tutti i giorni e macchine all’avanguardia, lo skiroom di Les 2 Alpes è un concentrato di tecnologia. In questi ultimi anni la domanda più ricorrente è: lima o affilalamine? «In gigante e slalom utilizzo la SnowGlide di Pelizzari, mentre in velocità vado a mano perché riesco a ottenere meno aggressività». Mauro Sbardellotto continua a chiacchierare e mette a confronto le richieste delle sue atlete, diverse, perché Federica ama avere molto filo sotto ai piedi, mentre Nadia ha una sciata più aggressiva e quindi predilige meno lamina. «Se Fede ha poco filo non si fida e non carica, Nadia non ha questa particolarità. Anche nelle discipline tecniche potresti lavorare con la lima, ma ormai sono abituate in questo modo, con la macchina il filo dura anche cinque o sei prove».

Per mettere uno sci sulla neve ci va tempo, bisogna fare i fianchi, preparare la lamina, sciolinare, aprire le suole e fare eventualmente il forno. «Ci metto circa due ore e mezza per farne uno appena arrivato». Solo dopo iniziano i test e la scelta di una prima selezione. «Federica è molto precisa, sente subito se uno sci va oppure no, ma quella è pura dote, se non ce l’hai non puoi farci nulla». Alla vigilia di una gara, con lo sci già in buone condizioni, in teoria si trascorre meno tempo in skiroom, «in realtà è lo stesso perché fai più passaggi con la sciolina e hai tempi morti che utilizzi per lavorare su altri materiali». Ed è impressionante quanta sciolina viene consumata da uno skiman: Sbarde utilizza 20 chili all’anno di base e fluorate, «senza contare dadi e polveri».

Articolo tratto da Race ski magazine 146 di novembre 2017. Se vuoi acquistare la copia o abbonarti visita il nostro sito.

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