I Campionati del Mondo di sci alpino in Austria non sono un evento, sono l’evento. Saalbach-Hinterglemm (che fino al 1987 si chiamava solo Saalbach, comune austriaco di nemmeno 3.000 abitati nel Land del Salisburghese, dove sono cresciuti tanti fenomeni dello sci alpino, anche Marcel Hirscher ed Anna Fenninger per esempio), dal 4 al 16 febbraio 2025 ospiterà l’edizione n.48 della rassegna iridata.
C’è un precedente, bello, importante, significativo, datato 1991. L’Austria torna all’epoca a organizzare i Mondiali dopo Schladming 1982, cioè solo 9 anni prima. L’Italia ci arriva guidata da un Alberto Tomba in gran forma (3 vittorie nella Coppa 1990-1991 prima della rassegna iridata, saranno sei alla fine), con il suo Tomba Team nato dalle ceneri del Mondiale ’89 funzionante alla grande, e con i giovani emergenti Ghedina&Runggaldier sulla rampa di lancio. Più Peter a dire la verità in quel periodo, che il 12 gennaio 1991 si piazza secondo in discesa libera sulla Streif a Kitzbühel, a soli 7 centesimi dal dominatore della stagione, lo svizzero Franz Heinzer.
Sarà un’Italia (maschile) bella e un pizzico sfortunata quella di Saalbach 1991, con il Mondiale che inizia il 22 gennaio per concludersi poi il 3 febbraio 1991. Pronti via e Peter Runggaldier sfrutta al massimo le sue doti tecniche nella parte alta della pista Schneekristall, dominandola, cedendo poi solo per 25 centesimi allo scivolatore Heinzer. Argento comunque scintillante. Kristian Ghedina esce e Mario Cotelli lo pizzica sui media: «Sbaglierò, ma credo che abbia volutamente saltato una porta dopo i numerosi errori compiuti solo per non permettere un confronto diretto con Runggaldier. Speriamo non patisca la sindrome del numero 1 che non accetta di essere secondo». Secondo sarà invece in combinata, un argento clamoroso, prima del drammatico incidente automobilistico successivo, da cui si riprenderà in pieno, sugli sci, solo a partire dalla stagione 1994-1995.
Quei due argenti firmati Peter&Kristian sono anche le uniche medaglie italiane dell’intera rassegna. Un bottino discreto, a cui manca però l’oro quasi certo di Alberto Tomba in gigante, che dopo aver dominato la prima manche impatta con un palo nella seconda, per poi andare in rotazione e uscire subito dal tracciato. Non voleva vincere, voleva dominare dopo il 4° posto in slalom in cui per la prima e forse unica volta in carriera (era secondo a metà gara) sciò con prudenza nella seconda manche, per via delle troppe uscite stagionali in slalom. Uscite che gli costeranno anche la Coppa generale, persa per soli 20 punti (un 2° posto con il regolamento dell’epoca) nei confronti di Marc Girardelli. Un rimpianto infinito. Ma la stagione 1991-1992 sarà quella dei Giochi di Albertville e il fuoriclasse bolognese sarà pronto a prendersi le sue meritate rivincite. Tra i maschi si impongono anche Girardelli (slalom), Nierlich (gigante, nonostante un errore clamoroso nella seconda manche), e il giovane Stephan Eberharter (oro in superG e combinata, prima di una lunga crisi dalla quale uscirà solo 6 anni più tardi).
Tra le donne ecco 5 vincitrici diverse in 5 gare, ma sono tutti grandi nomi, ricordando che Petra Kronberger, clamorosa dominatrice della stagione di Coppa 1990-1991 (alla 12ª gara aveva già vinto in tutte le specialità!) a nemmeno 22 anni, si prende l’oro in discesa, finisce sesta in superG dove cade tagliando il traguardo, precludendosi quindi la possibilità di dominare quei Mondiali attraverso gigante, superG e combinata, che non disputa. Rientrerà in tempo per vincere la Coppa del Mondo a quota 312 punti (contro i 195 di Sabine Ginther, austriaca anche lei, seconda), ma senza quell’incidente avrebbe probabilmente stabilito il differenziale più ampio tra prima e seconda classificata nel circuito maggiore, quanto meno con il vecchio sistema di punteggio (che cambierà proprio a partire dalla stagione successiva, 1991-1992). Trionfi anche per Vreni Schneider (slalom), una 20enne Pernilla Wiberg (gigante), la povera Ulrike Maier (che concede il bis in superG dopo Vail 1989) e l’altra svizzera Chantal Bournissen in combinata.
L’Italia femminile è in fase di ricostruzione con il DT Piermario Calcamuggi: il miglior risultato è il 16° posto di Michaela Marzola in combinata. La squadra rosa attende il recupero dall’ennesima problematica (questa volta all’intestino, ha rischiato anche di morire qualche mese prima) occorsa a Deborah Compagnoni, che però il 17 marzo 1991, a Vail, Stati Uniti, con un paio di sci da slalom (!), si piazzerà 4ª in gigante dietro Schneider, Lunde Hansen e Wachter, esplodendo come una Supernova dalla stagione di Coppa del Mondo 1991-1992. E nulla sarà più lo stesso per lo sci alpino femminile italiano.